ALTA VIA DEGLI EROI

18 – 20 Settembre 2019


Itinerario nato nel 1972 che congiunge le città di Feltre e Bassano del Grappa transitando per il Massiccio del Grappa. Trekking di notevole interesse storico, è fortemente legato ai ricordi della Grande Guerra e ne trova il suo culmine con la visita al Sacrario Militare di Cima Grappa, a quota 1775 metri. Il Monumento è stato costruito nel 1935 su progetto dell’architetto Greppi e dello scultore Castiglioni, ospita oltre 23mila caduti in due settori l’uno italiano l’altro austro-ungarico ed è capace di trasmettere tutta la drammaticità delle feroci battaglie e dei ricordi che ne conseguono. Doverosa è poi la visita della Galleria Vittorio Emanuele III costruita tra i mesi di gennaio e giugno 1918 da oltre 600 soldati italiani lavorando giorno e notte. Un’opera ingegneristica lunga ben 5132 metri, oggi visitabile per 800 metri che raccoglie tutto ciò che rappresentava la vita militare di allora: cannoni, mitragliatrici, dormitori, depositi viveri e munizioni, osservatori e molto altro ancora.

Sotto il profilo escursionistico, l’Alta Via si sviluppa per circa 58 chilometri con dislivelli positivi e negativi rispettivamente pari a 2820 e 3014 metri; parte dalla località di Porcen a 5 chilometri da Feltre e normalmente richiede le seguenti quattro tappe:

Porcen – Malga Paoda: 10 km / 1300 m D+ difficoltà E

Malga Paoda – Malga Val Dumela: 15 km / D+ 780 m  difficoltà EEA

Malga Val Dumela – rifugio Scarpon: 14 km / D+ 830 m  difficoltà E

Rifugio Scarpon – Bassano del Grappa: 19 km / D+ 0 m  difficoltà E

Nel complesso rimane un percorso di altri tempi dal momento che è necessario dotarsi di tenda, fornellino, cibo e abbondanti scorte d’acqua; carenti infatti sono sia i punti di appoggio sia le sorgive da cui attingere.

A differenza delle altre, la seconda tappa è decisamente impegnativa ed è altamente sconsigliato affrontarla in caso di forte pioggia o neve, dal momento che è stata creata dal nulla e non seguendo percorsi già esistenti. Aiutano l’incedere i frequenti tratti attrezzati con cavi di acciaio e l’ottima segnalazione da seguire senza mai uscire dal tracciato, poiché l’ambiente è alquanto selvaggio con pendenze verticali e terreno particolarmente insidioso.

Nel mio caso, stanti i pochi giorni a disposizione, ho accorpato la II° e la III° tappa ed unito la I° e la IV° ai trasferimenti in treno da e verso casa, così facendo ne è derivato un trekking veramente faticoso e con più giorni a disposizione è meglio affrontare il cammino nel modo classico.

CAMMINARE ATTRAVERSO LA STORIA

Dopo circa 5 ore di treno arrivo a Feltre. E’ da poco passato mezzogiorno e la partenza dai 360 metri di Porcen con un caldo afoso, quasi innaturale per essere la metà di settembre, aiuta poco. Inizialmente il fitto bosco ripara dal sole poi la nebbia inibisce lo sguardo su ciò che mi sta intorno e mi accompagna sino al termine, alla Malga Paoda. Qui la signora Domenica e il marito mi riservano un’accoglienza ottima e mi preparano un’ottima cena a base di polenta, insalata di radicchio dell’ orto, fagioli con cipolle e formaggi da loro prodotti.

Mi raccontano che l’Alta Via è scarsamente frequentata e che l’ultimo tentativo infruttuoso è stato quello compiuto appena tre settimane fa da una ragazza: costei da sola è caduta scivolando e solo intervento del 118 le ha salvato la vita. Mi spiegano poi che hanno in gestione la malga per vent’anni poi si vedrà, che il grosso problema del luogo è la totale assenza di acqua, necessaria per il mantenimento degli oltre cento capi di bestiame che allevano e a cui sopperiscono raccogliendo, filtrando e potabilizzando l’acqua piovana con l’ausilio di cloro e i raggi ultravioletti. Per ciò che riguarda invece il consumo umano utilizzano solo acqua minerale in bottiglia. Producono formaggi e salumi che poi rivendono nei mercati cittadini. Non avendo un locale apposito, mi accontento di dormire nel loro magazzino: con assi di legno creo un piacevole giaciglio sul quale appoggio il mio materassino e il mio sacco a pelo, complice la stanchezza sarà una grande e ristoratrice dormita!

Dopo colazione parto di buon’ora. Immagino già che il cammino sarà faticoso e impegnativo dal momento che unirò la II° e la III° tappa; in ogni caso mi conforta pensare che una volta arrivato alla Malga Val Dumela, più o meno a metà strada, le difficoltà terminano. Oltre che trovare un terreno aspro, diversi alberi caduti durante l’inverno rendono ancora più problematico l’avanzare; fortunatamente è una bella giornata, asciutta e soleggiata ma alto rimane il livello di attenzione. Arrivo a Val Dumela dove è presente la malga del pastore, oramai sceso a valle. L’abitazione in dialetto locale è chiamata fajarol in quanto il tetto è ricoperto di frasche e foglie. Una volta superata finalmente esco dal bosco e posso godermi il bellissimo panorama circostante, il fiume Piave e forse lontana la città di Venezia. Il sentiero continua per Fontana Secca e sale le varie quote del monte Salarolo per poi scendere al colle dell’Orso. Oramai il Monte Grappa si trova a pochi minuti e concluso la mia escursione con l’intensa visita al Sacrario, che è un po’ il significato di questo cammino.

Stanco ma appagato mi dirigo al rifugio Scarpon, ove ceno e pernotto.

La mia ultima tappa sarà tutta in discesa, e mentalmente è già un bell’aiuto, anche se la quasi totale assenza di cartelli segnalatori può creare problemi di orientamento. Grazie ad un po’ di esperienza e alla mappa riesco a non perdermi visto che le possibilità di commettere errori sono alte. I riferimenti corretti sono: seguire per Cason di Meda, quindi Malga Selva poi proseguire per la valle di Santa Felicita, la sua palestra di roccia e la trattoria alla Merra. Da qui su asfalto si giunge a Bassano del Grappa sino alla stazione dei treni, obbligatori per il mio rientro a casa.









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Flavio Facchinetti

2019 ALTA VIA DEGLI EROI