2011 - 9 COLLI Bicicletta

41° EDIZIONE DELLA NOVE COLLI - 22 maggio 2011

Mia moglie Stefania, in veste di accompagnatrice, ed io partiamo dalla Valsesia alle 14.00 di venerdì 20 maggio in direzione Cesenatico, dopo una mattinata di lavoro. Effettuiamo il trasferimento con la mia Panda vecchio tipo, ne discerne che il viaggio non sarà né comodo, né scontato il risultato positivo. Nella piccola auto la bicicletta intera non trova posto, è ridotta in pezzi e riposta sui sedili posteriori opportunamente ribaltati e protetta dal sole mediante fogli di cartone. Alla belle meglio trovano posto, sempre sul retro, i vari attrezzi che mi saranno necessari più qualche nostro modesto bagaglio. Cinque ore di viaggio con brevi soste per caffè, pipì e per far raffreddare il motore dell’auto ed eccoci arrivati. L’Hotel Boston dove risiediamo ci è stato assegnato dall’organizzazione mediante la formula “Pacchetto Nove Colli” che consente ai ritardatari di iscriversi con l’obbligo di pernottare almeno due notti presso una struttura locale. E’ vero che le iscrizioni sono iniziate nel novembre 2011, ma è anche vero che in una quindicina di giorni i circa 12000 posti disponibili si sono esauriti!

Gli albergatori si rendono sensibili ad accontentare le nostre tipicità “più o meno vegetariane” e questo aiuta al morale oltre che allo stomaco.

Sabato viene dedicato agli aspetti burocratici e tecnici, senza tralasciare qualche ora alla rilassata vita da mare. Generosa colazione e via a ritirare il pacco gara. Il percorso a piedi mi aiuta a rilevare le coordinate geografiche dell’area. Il nostro Hotel si trova in località Valverde adiacente a Cesenatico, vicino all’arrivo della competizione e un po’ meno alla zona di partenza. Gradevole sorpresa ricevere nel pacco gara una bellissima maglietta tecnica con simboli e itinerario Nove Colli,speriamo di poterla indossare in futuro! Dal mio punto di vista solamente se riuscirò a ultimare la gara indossare la nuova maglietta avrà un senso. Oltre al prestigioso capo, microchips per rilevare il tempo reale del percorso, borraccia per l’acqua, integratori vari ed opuscoli che illustrano la storica competizione, le sue finalità non agonistiche ma semplicemente sportive con una certa attenzione all’ambiente…..

Riassemblo le ruote della bicicletta e faccio qualche giro di prova per vedere se il cambio si comporta bene. Grazie alla Nove Colli qui in riviera sembra già di trovarsi in piena stagione estiva. Stefania si gode le sue adorate ciliegie ed io una piadina alla fontina! Sì proprio quella della Valle d’Aosta, del resto il mio gene montano è duro da reprimere!

Approfitto anche nell’acquisto di un paio di occhiali da sole poiché grazie alle limpide giornate che si configurano diventano indispensabili. Pomeriggio in spiaggia in mezzo a tanta gente alla presa con creme, sdrai, riviste … una vera vita da mare. Nonostante abbia portato la macchina fotografica, riesco a scattare solo una foto: quella della statua in ricordo di Marco Pantani, un uomo che è riuscito a fare sognare milioni di italiani. Un uomo che, come in altri campi, la giustizia ha deciso di prendere come capo espiatorio per problemi cha hanno afflitto e affliggono ancora l’intero ciclismo.

IL GIORNO DELLA GARA

Sono più di 13000 i partecipanti a questa 41° edizione della Nove Colli. Due i tracciati: quello più breve, 130 chilometri con 1871 metri di dislivello e quello più lungo, 205 chilometri per ben 3840 metri di dislivello.

Già nella preparazione casalinga ho scelto di provare ad effettuare il percorso lungo, decisamente più faticoso, per cui sull’esito finale nutro davvero parecchi dubbi. Tra l’altro è da nove anni che non pedalo più, tolta la preparazione a questa competizione che mi vede impegnato su e giù per la Valsesia solamente da marzo. Confido però nella mia esperienza accumulata in 25 anni di alpinismo che mi ha insegnato a gestire e sopportare la fatica, quella grande, quella che ti strema fino all’ultimo.

Trovarmi in mezzo a tanti ciclisti alle 5.30 del mattino è a dir poco emozionante. Come già sperimentato nella mia ultima esperienza ciclistica risalente al 2002, la Sicilia no-stop ovvero 1000 chilometri di periplo isolano, mi servo dei consigli tecnico-competitivi dell’amico Davide Zanghirati. Le due competizioni sono assai diverse, allora eravamo un numero di partecipanti inferiore alle 100 persone, qui l’adesione è impressionante. La collisione con altri ciclisti o una caduta in conseguenza di una brusca frenata del gruppo precedente alla mia persona è quanto mai verosimile ed io possiedo un’esperienza assai limitata nel muoversi tra la folla di ciclisti.

Alle 6.00 partono i primi, poi a scaglioni o meglio griglie partono gli altri. Mi trovo circa a metà di questo lungo serpente di ciclisti ed i primi chilometri servono a scaldare i muscoli.

I tre colli iniziali: Polenta, Pieve di Rivoschio e Ciola sono fatiche sopportabili dove ognuno sorpassa se è in grado. Scesi dal Ciola i ciclisti “vociferano”, si respira un’aria di preoccupazione, sia per quelli che questo percorso l’hanno già effettuato in precedenti edizioni e sia per i novizi come me. La questione non mi lascia indifferente e ben presto capirò il perché! Il quarto colle è il leggendario Barbotto e alle prime insidie vedo ciclisti che procedono spingendo la bicicletta a mano, altri sono bloccati lato strada dai crampi ed io stesso incomincio a percepire problemi al polpaccio sinistro. Non demordo, continuo insistendo sulla gamba destra cercando di far riposare la parte sinistra dolente e piano piano proseguo. Finalmente giungo ai 507 metri del Barbotto e tra pizzette, piadine e banane le forze ritornano e si riprende. Scendendo dal Barbotto sembra ci sia stata una guerra: sirene di ambulanze rompono il silenzio della valle, conto almeno quattro ciclisti distesi a terra. La discesa è ripida e probabilmente la stanchezza ci mette del suo! Nei pressi della località Sogliano al Rubicone i due gruppi si dividono: da un verso i ciclisti dei 130 chilometri che possono dirsi conclusa questa esperienza poiché terminate le salite e dall’altro verso io insieme a tutti i gli altri arditi che inseguono il sogno della vera Nove Colli, il percorso dei 205 chilometri, quello lungo non tanto per i 75 chilometri in più ma per i 5 colli ancora da superare!

Il Tiffi riesco ad affrontarlo con dignità ma i due seguenti colli con salite lunghe 9 chilometri diventano una maledizione, sto parlando del Perticara e del Monte Pugliano. Sono percorsi che sembra non finire mai, solo i forniti ristori in cima riescono a rendere il tutto meno ostile. L’organizzazione è eccellente anche se lungo il percorso lungo é meglio non avere problemi di alcun genere poiché facilmente si tradurrebbe nel trascinarsi la bicicletta a mano quando si è fortunati!

L’ottavo colle, il Passo delle Siepi, si riesce sufficientemente a domare, ma è sull’ultimo colle, il mitico Gorolo, quando le forze ti vengono a meno e la salita è nuovamente ardita che arrivano i problemi. Vedendo altri ciclisti che scendono dalla bicicletta la tentazione è forte, del resto chi me lo fa fare di patire così! Ma alla fine scatta qualcosa dentro di me, un mix tra orgoglio e dignità che mi aiuta a non arrendermi e a non scendere dalla sella sino al traguardo, dopo circa 10 ore e 18 minuti.

Per un montanaro che poco a che vedere con la bicicletta ma che la incomincia ad amare é un eccellente risultato. Grandioso è il premio personale: sentire e vedere Stefania al traguardo piena di gioia come se un po’ di Nove Colli sia merito suo!

                                           

                                              Flavio Facchinetti

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Flavio Facchinetti