CUMBRES  BOLIVIA

Agosto 2019


Terza volta in Bolivia, prima per tentare la salita di qualche montagna. La capitale La Paz con i suoi quasi 4000 metri di quota slm è già un buon aiuto per acclimatare il corpo alle alte cime che mi appresto ad affrontare nonché per fungere da fulcro tra le distanti aree geografiche delle relative catene montuose. Lungo le due vie Sagarnaga e Illampu, poco distanti tra loro, si possono contattare le migliori agenzie da utilizzare per il supporto logistico, nel mio caso trasporto alla base della montagna ed eventuale guida. E’ possibile anche noleggiare o acquistare materiale alpinistico, quali scarpe, ramponi, vestiario, sacchi a pelo… ma questi è meglio averli già al seguito per non incappare in brutte sorprese dell’ultima ora. A La Paz mi fermo tre notti per cercare di organizzare al meglio i giorni seguenti e per consolidare l’abitudine ad un’aria sì rarefatta. Dopo varie ricerche, l’agenzia che più mi soddisfa è la Mountain Illimani, gestita direttamente da Irineo una guida certificata.

L’Huayna Potosì coi suoi 6.088 metri è la prima cima che mi accingo a salire utilizzandola anche come forma di acclimatazione. Con un pick up occupato da otto persone tra alpinisti e relative guide raggiungo la base del sentiero di salita, che insieme ad Irineo affronto sino a raggiungere il rifugio delle guide posto al campo alto Rocas, a 5170 metri. Nei rifugi boliviani, quando ci sono, è necessario avere con sé un sacco a pelo, in quanto non sempre ci sono coperte in dotazione e non è possibile mangiare o bere alcunché, pertanto tutto deve essere portato al seguito. Veloce cena e poi in branda per recuperare energie dal momento che il giorno successivo è quello di salita. A fatica riesco a convincere la guida a non partire troppo presto, cioè a mezzanotte come consuetudine locale, per non patire il temuto freddo boliviano. Gli strappo così un orario per lui inusuale, le tre di notte, ma anche così il percorso non tecnicamente troppo impegnativo ci permette di toccare la vetta molto prima dell’alba: morale la gioia di questa prima conquista devo inevitabilmente condividerla con il freddo cane della cumbre boliviana! Salita alpinistica classificabile come PD presenta almeno un punto in cui, per i poco esperti al ghiaccio verticale, è necessario avere una guida. Dal campo alto Rocas occorre considerare un tempo di tabella compreso tra le quattro e le sei ore a seconda della propria condizione.

Dopo qualche giorno di meritato riposo a La Paz, mi accingo a tentare la salita dei 6342 metri del vulcano Parinacota. Mi rimetto ancora al già testato Irineo e con lui impiego circa 4 ore e mezza di autobus per raggiungere il villaggio di Pueblo Sayama, punto di ingresso del Parco omonimo. Qui occorre pagare un biglietto di ingresso pari a 100 bolivanos (circa 13 euro). Pueblo Sayama è un modesto villaggio ove pernottiamo in un hostal  con possibilità di un uso cucina tale da renderci indipendenti. Il programma dell’indomani è assai ambizioso: con un fuoristrada raggiungeremo i 5130 metri e da qui saliremo direttamente in vetta, speriamo che la fortuna sia dalla nostra! E così eccoci in cammino seguendo un percorso tecnicamente non troppo impegnativo anche se l’incedere è ostacolato da un vento fortissimo e un freddo micidiale. La furia del vento è tale che, per non essere spazzati via, ci obbliga a procedere legati mentre in vetta l’unico modo per avere una fotografia ricordo, scattata dal compagno disteso a terra, è da sdraiato; una vera e propria sofferenza!

Dai 5130 metri occorre considerare un tempo di tabella compreso tra le sei e le otto ore, che nel nostro caso per ridurre al minimo la tortura meteorologica si è dimezzato a discapito di una tirata quasi innaturale, che si tramuterà nelle ore successive in una considerevole spossatezza. Tra l’altro lungo l’intero percorso occorre prestare molta attenzione agli innumerevoli penitentes ghiacciati e di svariate dimensioni che occorre superare o raggirare. La loro presenza è particolarmente fastidiosa in discesa quando la stanchezza si fa maggiormente sentire. In ogni caso la montagna ha la classica forma conoidale dei vulcani con fianchi ripidi e cratere sommitale, presenta facili difficoltà alpinistiche derivanti dalla quota e dalla inclinazione dei pendii e assai avverse condizioni meteorologiche. Irideo mi conferma infatti che in questa zona geografica il forte vento e il freddo pungente sono pressoché una costante, da non sottovalutare e affrontare con vestiario di alta qualità, tipico delle quote himalayane.

Pochi giorni di riposo nel mio solito albergo di La Paz ed eccomi in procinto di inseguire il mio triplete boliviano: cullo il desidero di toccare la cumbre dell’Illimani, che dall’alto dei suoi 6438 metri (seconda montagna più alta del Paese) è sicuramente la più complessa per la sua maestosità e la sua cima articolata in più punte, quella a sud è la più alta. Tra l’altro questa scelta mi permette di conoscere una zona geografica diversa da quelle finora viste con le salite precedenti e questo per me è già un bel mordente. Pinaya è il villaggio più importante dell’area, qui non esistono in ogni caso strutture turistiche. Dopo circa quattro ore e mezza di autobus “spaccaossa” per la tipologia di strada percorsa, Irideo ed io scendiamo un chilometro e mezzo prima della località Puente Roto. Qui inizia la salita al campo alto Nido des Condores a 5450 metri ove pernottiamo in tenda. Oltre alla guida mi è di ausilio un portatore, che ingaggio solo per il trasporto materiali in salita mentre per la discesa tutto il carico verrà diviso tra me e Irideo. Al campo alto siamo soli e il meteo sembra essere favorevole; come solitamente oramai avviene contrattazione serrata per decidere l’ora di partenza dell’indomani: Irideo vorrebbe partire alle due di notte, io tiro per le quattro e la spunto suo malgrado! Il percorso è comunque lungo e faticoso con difficoltà classificabili PD+, fortunatamente il temuto vento non si presenta, il cielo è meravigliosamente sereno e il freddo è sopportabile… difficile chiedere di più per questa ultima conquista boliviana!

In serata sono nuovamente a La Paz, qui per la terza volta festeggio il successo nel mio consueto ristorantino. Grazie Bolivia!


FilmatoCUMBRES_BOLIVIA_files/Filmato%20cumbres%20bolivia.mp4shapeimage_3_link_0
FotoFOTO_CUMBRES_BOLIVIA.htmlshapeimage_5_link_0

Flavio Facchinetti

2019 CUMBRES BOLIVIA