EUROPA DELL’EST 1987

FLAVIO FACCHINETTI SU MOTO HONDA VF 750 CUSTOM

GIAMPIETRO MO SU MOTO HONDA VT 500 CUSTOM

PARTENZA 31 LUGLIO 1987

ARRIVO 19 AGOSTO 1987

CHILOMETRI PERCORSI 5400

ITINERARIO:

          


La prima esperienza in moto del 1986 è stata una luce: ho capito che grazie a questo mezzo di trasporto si può viaggiare, almeno nel nostro continente, come con nessun altro mezzo. Ho compreso anche che per una avventura di maggiore spessore, occorre essere in due persone, con due moto. In conseguenza di ciò, devo acquistarne una.


Vengo a conoscenza che un ragazzo del mio paese intende cambiare motoveicolo. Di famiglia abbiente, lui si è infatti stancato di impiegare la sua Honda 750 Custom - tenuta in perfetto stato all’interno di un garage riscaldato - e prevede di acquistare un Enduro. Dopo una contrattazione serrata, riesco a convincerlo a vendermela ad un prezzo dignitoso, che pagherò in due rate. Sono soddisfatto, ho acquistato una moto di notevoli dimensioni e peso, capace di raggiungere i 200 km/h!


Parallelamente qualche mese prima, l’amico Jack ha comprato una moto Honda 500 Custom. Sarà proprio Jack ad insegnarmi a guidare il mio neo acquisto, poiché finora ho condotto unicamente motorini 50 cc. Certo è un bel salto passare da un motorino mono marcia ad un mezzo di 250 kg e sei marce!  Per non fare danni, le prime lezioni di guida le teniamo nella piazza che ospita il mercato settimanale a Quarona.

L’idea di questo secondo viaggio in moto, al quale Fulvio non parteciperà poiché impegnato con il servizio militare, è più che ardita! Intendiamo infatti attraversare l’Europa dell’Est.


Per sfruttare al meglio il periodo di ferie estive, decidiamo di partire alle ore 23.00 dell’ultimo giorno di lavoro con relativo ed indispensabile brindisi di buon augurio presso il Caffè della Stazione di Quarona, tra l’invidia di tutti gli amici. Si parte! Il tentativo di dormire nei sacchi a pelo nei pressi di un autogrill fallisce, la zona è infatti infestata da fastidiose zanzare. Pazienza, dormiremo la notte successiva! Siamo d’accordo di incontrare presso la stazione ferroviaria di Rimini l’amico Matteo Pasini.


Conosco Matteo da un paio d’anni, grazie alla comune passione dell’Heavy Metal; una corrente rock alquanto “rumorosa” che in maniera più o meno alternativa è riuscita a creare un circuito di ragazzi in tutta Italia fondatori di piccoli gruppi musicali che registrano le loro canzoni su cassette – demotape – e scrivono modeste recensioni su riviste – fanzine - sulle quali pubblicizzano anche concerti e raduni. In Valsesia e Valsessera siamo circa una trentina di appassionati di questo genere musicale, nato in Inghilterra come una sorta di evoluzione dell’Hard Rock,  dove gruppi come i Deep Purple o i Black Sabbath hanno spopolato e venduto milioni di dischi in tutto il mondo. Noi ragazzi ascoltiamo l’Heavy Metal soprattutto per sentirci slegati da ogni tipo di moda e di mercato comune, privilegiando quale valore primario l’amicizia e identificandoci così in una sorta di “branco” lontano dal consueto modo di vivere.

Matteo oltre a suonare in un gruppo, mantiene corrispondenza con “band” dell’Italia intera. In genere riconoscere un metallaro, questo è l’appellativo che contraddistingue un appassionato di questo modello di vita giovanile, è assai semplice: porta il “chiodo”, cioè un particolare giubbotto di pelle nero difficile da reperire.

Per due giorni restiamo con Matteo. Dormiamo nel suo giardino e mangiamo dove capita. Lui ci accompagna a conoscere i luoghi meno turistici ma non meno interessanti della riviera romagnola, è un pozzo di informazioni sicuramente una persona insolita come il padre che nella vita si guadagna da vivere facendo lo scrittore e tiene sulla sua scrivania un teschio vero di essere umano!

Salutiamo Matteo, il traghetto in partenza da Ancona, non attende, chissà quando potremo rivederci e in quale occasione!


Sull’imbarcazione ci impadroniamo di due poltrone e lasciamo le cuccette agli altri turisti, anche perché per occuparle era necessario prenotarle almeno tre mesi prima della data di partenza….Due giornate, alquanto noiose, trascorse in nave ci conducono a Patrasso, in Grecia, in perfetto orario. Patrasso è una città portuale, poco interessante e probabilmente non troppo sicura; la abbandoniamo quanto prima utilizzando una strada che costeggia il mare, un vero spettacolo per i nostri occhi. In ogni punto siamo “costretti” a sostare per tuffarci in un’acqua trasparente. Stelle di mare, ricci, vongole e alghe dai colori vivaci punteggiamo la costa. Eccoci ad Atene, per alcuni aspetti, mi appare come la fotocopia di Napoli: traffico pazzesco, rumore di clacson continuo e un caldo spaventoso. Il tessuto urbano è completamente avulso, abitazioni realizzate senza nessun tipo di criterio, ovunque si denotano catapecchie fatiscenti addossate a condomini. Fortunatamente ciò non vale per l’Acropoli e l’area archeologica circostante. La visita di questo luogo giustifica la sosta ad Atene, magari proprio come Pompei e Ercolano motivano la visita di Napoli!

Le strade greche ci appaiono migliori rispetto alle aspettative. E’ infatti poca la differenza tra strade extraurbane e autostrade dal pedaggio economico. Viaggiare in moto ci consente di assaporare il meglio di questo Paese, caratterizzato da paesaggi incredibili, a volte aridi e bruciati dal sole da sembrare deserti, con il mare di un blu profondo che contraddistingue ogni panorama. Acque trasparenti e pulite lambiscono i diversi chilometri di coste, pochi appaiono i tratti urbanizzati. Sostiamo qualche giorno nella penisola di Kassandra, appartenente alle Halkidiki, tre lingue di terra che si inoltrano nell’Egeo. Qui affittiamo una tenda all’interno di un campeggio e ci regaliamo qualche giorno di completo relax; questi giorni ci consentono anche di assaporare il meglio della gastronoma greca: ci abbandoniamo a scorpacciate di mussaka, abbondanti porzioni di pesce fresco innaffiate da ottima birra e sorseggiando l’ ouzo, il tipico liquore al sapore d’anice. Giorni rilassanti che mai avrebbero fatto presagire l’infelice seguito di questo viaggio ….

Sulla strada litoranea che ci conduce a Salonicco, nei pressi di una brutta curva, la moto di Jack scivola sulla ghiaia presente sull’asfalto e perde l’equilibrio. La caduta gli causa lesioni, fortunatamente superficiali, sulle braccia e sulla schiena. Io appena dietro, forse per lo spavento, stringo i freni, perdo il controllo della moto che capitola anch’essa su un fianco. Per buona sorte non mi procuro danni fisici, unicamente il parabrezza si danneggia. Viceversa la moto dell’amico è assai rovinata: parabrezza, marmitta, sospensioni posteriori, un indicatore di posizione, un fanale e il freno a pedale sono tutti fuori uso! Preoccupati in primo luogo delle lesioni fisiche accusate da Jack, ci rechiamo nella trattoria vicina dove mi improvviso infermiere disinfettando le ferite con alcool o più esattamente con una bevanda alcolica che ci fornisce il titolare dell’esercizio, del resto solo quello c’era! Passata la paura, ci dirigiamo nel paese più vicino, a circa cinque chilometri, dove lavora un medico chirurgo. Qui Jack viene sottoposto a cure decisamente più accurate. Trascorriamo la nottata nei pressi della trattoria, insediati nuovamente da seccanti zanzare. L’indomani e con andatura assai modesta, ci portiamo a Salonicco, fortunatamente non troppo distante dal luogo dell’incidente, per cercare un’ officina meccanica. Dovremo attendere lunedì, giorno di apertura del concessionario Honda al quale ci siamo rivolti. Sostiamo quindi in un hotel e provvediamo alle necessarie medicazioni delle ferite di Jack rivolgendoci all’ospedale cittadino. Entrambi siamo stranamente silenziosi, sicuramente all’unisono stiamo pensando se potremo continuare il nostro viaggio o se dovremmo ripiegare per Igumenitsa e quindi il traghetto per l’Italia.

L’officina meccanica, nonostante venda esclusivamente moto Honda, non possiede i pezzi di ricambio che a noi servono, per cui il meccanico cercherà di procurare accessori di marche diverse, inoltre la data fissata per la consegna definitiva della moto sembra variare di giorno in giorno e ciò non fa che accrescere la nostra tensione. Dopo tre giorni di forzata permanenza a Salonicco, il nervosismo è alle stelle! Utilizziamo la nostra stanza d’albergo anche come ristorante, qui cuciniamo i cibi liofilizzati portati dall’Italia: risotti, pasta e fagioli, minestroni vari aggiungendo ciò che reperiamo nel supermercato  locale: tonno, pomodori, sardine, piselli, per poi terminare con un caffè bollente preparato con la moka nostrana oltre qualche dolcetto per tenere alto il morale! Finalmente avviene il miracolo! Come avviene ogni mattina, passiamo dall’officina e troviamo la moto riparata in qualche modo, anche con l’aiuto di parecchio nastro isolante per tenere assemblati i vari accessori di ricambio. Da Salonicco il confine bulgaro non è poi così lontano e immediatamente si riparte! La dogana greca effettua controlla solo sui passaporti, al contrario dei funzionari bulgari che verificano sommariamente anche i bagagli. In Bulgaria è necessario acquistare i buoni benzina per turisti, da pagare con qualunque valuta tranne quella locale, i  lev. Entrati nel nuovo Paese, la sensazione è incredibile. Stiamo entrando nell’Europa dell’Est, una realtà per certi versi totalmente sconosciuta. Viviamo ancora negli anni dove netta è la divisione tra capitalismo e comunismo, suddivisione che non include solo l’Europa ma quasi l’intero Globo!


Solo oggi, nel XXI° secolo, riesco a capire l’enorme importanza geo-politica di quel viaggio “fai da te” attraverso gli Stati dell’Est Europa in quel preciso momento storico, oggi scomparso e quasi dimenticato in tutta fretta. All’epoca con i miei 22 anni ho toccato con mano, anche se per pochi giorni, il socialismo reale e le sue contraddizioni. Un sogno che, per diverse generazioni, ha contagiato milioni di persone di tutto il mondo nella speranza di una esistenza migliore, come meglio cantava Giorgio Gaber: creare una società dove si può essere felici solo se lo erano gli altri! La conclusione è stata dimostrata dalla Storia stessa, mediante il crollo dell’Unione Sovietica e il fallimento, riscontrabile nei vari tentativi in tutto il Mondo, di diverse forme di socialismo reali. Sempre ha vinto la natura egoista dell’Uomo, poco incline al benessere altrui.

Sofia è un vero gioiello, la fortuna vuole farci incontrare un ragazzo bulgaro studente in lingue che conosce perfettamente l’italiano. I due giorni nella capitale li trascorriamo in sua compagnia, ciò ci consente di visitare meglio la città e le sue bellezze. Il ragazzo ci spiega molti aspetti del modello di vita socialista riflesso nel suo Paese e afferma che venire in Bulgaria con le nostre moto non è stata una buona idea poiché qui ve ne sono poche e di pessima fattura. Ecco spiegata la ragione, fin al momento da Jack e me ignorata, per la quale ogni volta che ci fermiamo in qualsiasi luogo veniamo circondati da folle di curiosi che ci pongono mille domande. Inoltre il nostro nuovo amico ci spiega che è rischioso lasciare incustoditi i mezzi per troppo tempo e ciò non tanto per probabili tentativi di furto bensì per più possibili eventuali danneggiamenti e atti di vandalismo. Salutiamo la neo conoscenza bulgara ringraziandolo calorosamente e proseguiamo per la Romania. Entrarvi non è stato semplice. Il Paese soggiace alla feroce dittatura di Ciausescu, alla frontiera ci trattengono per ben tre ore e ciò presagisce quello che ci attenderà! I doganieri ci obbligano a scaricare tutti i bagagli e controllano persino i componenti meccanici delle motociclette. Dobbiamo spiegare loro che il sale e lo zucchero portati al seguito, ci servono unicamente per cucinare e non sono stupefacenti! Anche in questo Paese occorre acquistare i buoni benzina per turisti, cambiamo un po’ di dollari in valuta locale, i lei. Trovato un ristorantino lungo la strada, ci fermiamo dal momento che la fame comincia a farsi sentire! Nessun menù è presente in tavola e senza avere ordinato nulla, ci viene servito un piatto unico di wurstel e piselli accompagnato da una bevanda dal vago sapore di aranciata. Ci guardiamo intorno: la sporcizia regna sovrana nell’unica sala presente, nell’aria si avverte un fetore fastidioso.

Trascorriamo la notte in un campeggio adiacente al nostro ristorante, affittando un bungalow. Anche qui lo sporco è onnipresente pertanto contrastiamo il problema igiene rivestendo i letti con teli di nylon al nostro seguito, da utilizzare per eventualmente coprire le moto in caso di pioggia. Jack ed io pensiamo che nella capitale la situazione migliorerà, anche perché peggio di così è davvero improbabile! Conclusione errata: il bello deve ancora cominciare!

Si parte per Bucarest e da questo momento sembra di vivere in un film! La sensazione, in generale, è di trovarsi in un Paese nel quale la guerra è terminata da pochi giorni. Il livello di povertà è elevato, gli abitanti incontrati continuano a richiederci qualsiasi oggetto: caramelle, cioccolato, blue jeans, sigarette …

Le strade sono percorse principalmente da carri trainati da cavalli, mucche, greggi di pecore, galline, maiali … ed ogni tanto auto di fabbricazione nazionale, spesso in sosta per problemi meccanici. Il manto stradale è infimo, pieno di buche enormi pertanto dobbiamo procedere molto lentamente.

Entrando nella periferia di Bucarest  lo spettacolo è agghiacciante, la povertà si respira nell’aria e diventa un problema effettuare una sosta per qualsiasi motivo: veniamo travolti da gente curiosa. Ciò lo avevamo già notato attraversando i vari paesi lungo il percorso prima di arrivare nella capitale, richiamati infatti dal rumore di moto mai viste in Romania, le persone si riversavano ai bordi della strada per salutarci. Non riesco a pensare a qualcosa che in Italia possa provocare una reazione simile.

Bucarest è un cantiere aperto poiché Ciausescu ha deciso di distruggere le parti meno interessanti per poi ricostruirle a suo piacere. Attualmente pare che i lavori si siano arenati, per visitare questa città l’ideale è possedere un fuoristrada e non certamente una moto! Tutte queste situazioni ci invitano a non rimanere troppo in questo Paese, anche se devo ammettere che le altre città sono in generale più decenti. In ogni caso dormiamo in aperta campagna lontano da centri abitati per non avere problemi di alcun genere. E’ una mattina come tante altre e dopo una colazione grazie all’amato fornellino si riparte! Entrambe le moto non si accendono, pur provando in tutte le maniere anche sostituendo le candele peraltro quasi nuove, niente da fare. Il panico ci segna il volto! Giustifichiamo questa problematica comune nell’utilizzo del carburante rumeno. Che fare nel Paese meno adatto per qualsiasi tipo di assistenza, si pensa persino di farci trasportare le moto su di un carro bestiame, ma in quale direzione?

Fortunatamente e a furia di insistere le moto si accendono e il viaggio continua. Ora più che mai, più che visitare la Romania fuggiamo da questo Paese.

Utilizziamo l’unico tratto autostradale esistente: Bucarest-Pitesti, una tratta di 100 Km con due corsie per senso di marcia, il fondo stradale è come sempre sconnesso tanto da non consentire velocità elevate. Non mancano i soliti carri trainati da cavalli, la gente che vende frutta e verdura ai margini. Occorre fare attenzione all’attraversamento improvviso di cani, pecore ed altro.

Giunti alla dogana dobbiamo attendere altre tre ore di sosta. Giustifico tale attesa come un mezzo utilizzato per scoraggiare eventuali viaggiatori indipendenti, d’altronde di stranieri in visita non ne abbiamo incontrati.

L’Ungheria, anche grazie alla pessima esperienza vissuta in Romania, ci sembra il meglio che ci poteva capitare. I doganieri dopo qualche controllo sommario, scherzano e sorridono. Le strade sono ben tenute ed è un susseguirsi di campeggi, ristoranti, motel … siamo ritornati in Europa, queste sono le nostre prime sensazioni.

Dopo giorni di digiuni forzati esageriamo in un ristorante, che nonostante sia statale presenta, a servizio self service, squisite prelibatezze a prezzi popolari.

Budapest è il gioiello di questo Paese. Spendiamo due giorni per la visita della città, così carica di storia probabilmente in futuro diventerà una meta turistica al pari di Praga e Vienna! Nessun problema al passaggio della successiva frontiera che ci conduce in Cecoslovacchia. Ci dirigiamo in direzione della capitale Praga ammirando i piacevoli panorami e  attraversando la città di Bratislava.

Non ci resta che ultimare il nostro viaggio con la visita della città di Praga, affascinante almeno quanto altre rinomate capitali europee. Poco invitante comunque la sosta a causa delle avverse condizioni meteorologiche, che ci incoraggiano a ritornare in Valsesia. Grande viaggio, grande avventura!




Tratto dagli appunti redatti in corso di viaggio


Villa del Bosco, ottobre 2010



 
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Flavio Facchinetti