Monte Kazbek (5047m)

Georgia

Agosto 2017


Era il 2013 quando Stefania ed io siamo venuti in questa area geografica con l’intento di conoscere due Paesi, la Georgia e l’Armenia. Un grande viaggio che ci ha arricchito talmente tanto da indurci a tornare, complici l’incontro avvenuto in un autobus armeno con un viaggiatore norvegese proveniente da Baku, la capitale del confinante Stato dell’Azerbaigian, unito alla piacevole visita della località montana di Kazbegi al cospetto del Monte Kazbek, che coi suoi 5047 metri è la più alta cima georgiana e il cui tentativo di salita da subito mi ha stimolato.

Con un volo diretto da Milano raggiungiamo Baku, una città che si è rilevata al di sopra delle aspettative. Modernissima, costellata di luccicanti grattacieli ma ricca di polmoni verdi e zone pedonali che permettono di passeggiare lontano dalle auto, è l’emblema di un Paese ricchissimo di petrolio e gas. Qui rimaniamo due giorni, poi con un successivo volo raggiungiamo Tbilisi, la capitale georgiana e quindi Kazbegi, amena cittadina posta a 1750 metri e sita a pochi chilometri dal confine con la Russia, punto di partenza per ambire all’ascesa del Monte Kazbek.

La salita è classificata PD+, non troppo difficile tecnicamente ma impegnativa per quanto riguarda la lunghezza dell’itinerario, la presenza di insidiosi crepacci, il passaggio al di sotto del cosiddetto Muro di Khamaura, una parete che scarica pietre e massi quasi senza interruzione e da ultimo il superamento del tratto ghiacciato di 100 metri circa e con pendenza tra i 35° e i 45° che conduce alla cima.

Questa ascensione è normalmente affrontata in tre o quattro giorni anche per acclimatarsi al meglio vista la quota, ne consegue che le guide locali hanno “un gran bel da fare” specialmente nel periodo estivo. I costi da sostenere nei tre, quattro giorni preventivati si aggirano a persona tra i 450 € e i 690 € a seconda del numero di clienti. Nella cifra è compreso il pernottamento in tenda, il trasporto bagaglio, la guida mentre sono esclusi tutti i pasti. Esiste anche la possibilità di noleggiare tutta l’attrezzatura necessaria, compreso l’abbigliamento e gli scarponi. Resta il fatto che se non si ha una buona e lunga esperienza di ascensioni ad alte quote, è saggio utilizzare una guida alpina locale, dal momento che le condizioni della montagna possono variare di anno in anno.

Pernotteremo cinque giorni in un hotel di Kazbegi, giusto per avere anche qualche “cuscinetto” nel caso di maltempo. Decido di partire immediatamente il primo giorno visto che le condizioni meteorologiche sembrano mantenersi stabili, almeno sino a domani; Stefania non verrà, a causa delle svariate difficoltà e della lunghezza del percorso. Intendo compiere la salita in due giorni e pertanto per abbreviare l’ascesa utilizzo il servizio navetta da centro paese sino alla graziosa chiesetta di Tsminda Sameba, a quota 2170 metri. Il percorso odierno si riduce così a circa 1500 metri di dislivello e mi conduce sino alla Bethlemi Hut, ove mi fermo per la notte; nel complesso è un tragitto fisicamente impegnativo, che prevede anche il superamento di un tratto del ghiacciaio Ortsveri.

Il rifugio è posto a 3680 metri di quota, fornisce unicamente i pernottamenti e non servizio ristorazione. Nei pressi è presente acqua di ghiacciaio da potabilizzare facendola bollire o tramite pastiglie. Il gestore oltre richiedere il pagamento del pernottamento (36 lari, circa 13 €) registra i dati del passaporto di tutti gli alpinisti diretti al Kazbek, essenzialmente per motivi di sicurezza in caso di incidenti e per lo sconfinamento in territorio russo dell’ultima parte di itinerario. L’entrata in Russia sarebbe consentita solo con un visto di ingresso, ma se anche il ritorno dalla cima avviene dalla via di salita, è possibile eludere l’adempimento, del resto il rifugio stesso altro non è che una ex stazione meteorologica sovietica.

Occupo il posto letto assegnato in una camerata condivisa con quattro russi, quindi decido di percorrere un breve tratto di salita che dovrò affrontare l’indomani nel buio della notte dal momento che la partenza avverrà poco dopo la mezzanotte. Su terreno detritico giungo così sino all’inizio del ghiacciaio coperto da frammenti sassosi, poco oltre la quota 3860 metri dove è presente un campo base avanzato con qualche tenda. Per oggi sono già soddisfatto, rientro alla Bethlemi Hut ceno e vado a riposare.

L’indomani parto intorno alle 2.00 di notte. Non passa un’ora e raggiungo una guida con due clienti; mi tengo alla dovuta distanza rimanendo loro in coda sino a quando le luci dell’alba mi consentono una visione migliore del percorso da seguire poi proseguo alla mia andatura. Non conosco la temperatura e indosso tutto quanto portato, in ogni caso sono capi adatti alle salite alpine e non alle vette himalayane. Arrivo quindi al ghiacciaio senza detriti dove sono obbligato a mettere i ramponi. Il percorso risale lentamente e solo dal passo Kazbek, a 4480 metri, l’inclinazione aumenta notevolmente sino a raggiungere una sella, da dove hanno inizio i 100 metri finali che con una pendenza massima di 45° su traccia evidente mi fanno mettere piede in vetta al Kazbek a 5047 metri di quota. Sono all’incirca le 7.00 del mattino di una giornata completamente serena; condivido la gioia del successo con un ragazzo armeno, due tedeschi e la loro guida georgiana tra sorrisi, strette di mani e scambi di foto. Qualche minuto per gustarmi l’immenso panorama e poi discendo senza dimenticare che spesso è proprio la via del rientro quella più pericolosa. Seppure stanco mi concedo poche soste, tolta quella più importante al rifugio per comunicare il check out; essendo il primo a ritornare o per semplice simpatia il gestore mi regala una barretta di Mars che accetto volentieri. Rifocillato proseguo sino alla chiesetta di Tsminda Sameba e quindi con una navetta sino a Kazbegi.

In generale la montagna si sale compiendo dalla Bethlemi Hut un lungo giro di 180° intorno ad essa sino a raggiungere la sella che consente la salita alla vetta. E’ una cima con due sommità, della più bassa, lo Zapadni Kazbek di 4905 metri, se ne aggira la base.


Grazie Kazbek… eternamente grato!


Flavio Facchinetti


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Flavio Facchinetti

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2017 - MONTE KAZBEK (5047 m) GEORGIA