2009 - PEAK LENIN (7134 m) tentativo (Kirghizistan)

Venerdì 24/07/2009

Vorrei pensare che questa spedizione sia come una delle tante altre vissute nel passato, mi piacerebbe considerare questa nuova esperienza come l’ennesimo momento di fatica e gioia, purtroppo però l’incidente avvenuto nel 2005 alla Cona in Valsesia mi perseguita, non mi dà pace e parzialmente influenza ogni mia decisione. E così dopo quattro anni da quella caduta, di ripensamenti e rinvii in attesa di essere nuovamente “pronto”, le immancabili “domande” a medici e soprattutto alla mia coscienza – è giusto farsi tentare ancora una volta dal richiamo della montagna? - decido di tentare la salita al Peak Lenin, alto ben 7134 m e posto nel cuore del Kirgyzstan. La preparazione è ferrea: per mesi e mesi trasporto zaini carichissimi alla Res di Varallo, il cui custode Mario immancabilmente non si dimentica di farmi trovare un generoso piatto caldo.

Organizzo la spedizione dall’Italia, appoggiandomi alla consolidata Focus di Renato Moro, che aggrega alpinisti indipendenti. Dovevamo partire in tre, ma il giorno antecedente l’effettiva partenza un alpinista decide di rinunciare, per cui ci troviamo a Milano Malpensa, Stelvio un ragazzo di Genova ed io. Il volo si sviluppa lungo la direttrice Milano – Istanbul – Bishkek utilizzando la compagnia aerea turca Turkish Airline, onde per cui sostiamo parecchie ore a Istanbul e inevitabilmente saltiamo la nottata.


Sabato 25/07/2009

All’aeroporto di Bishkek ci dirigiamo nell’area dei voli nazionali per intraprendere l’ultima tratta, da Bishkek a Osh, che ci impegna solo un’ora. Mentre si effettua l’ultimo check in è necessario prestare attenzione, causa più o meno veritieri problemi dettati, secondo i funzionari locali, dall’esubero del peso dei bagagli. Difficile è non farsi fregare.

Osh è rimasta come l’ho visitata sei anni fa con Stefania durante un viaggio attraverso l’Asia centrale. Con Stelvio passeggio tra le bancherelle del mercato, sparso un po’ ovunque. Chiacchierare o meglio gesticolare con questo popolo è una sensazione più che piacevole, anche grazie al mio carattere così aperto e curioso. Trascorriamo la nottata in un hotel “decente”, la cui camera è fornita di angolo cottura. Questo ci consente di non avventurarci nei possibili problemi intestinali determinati da un cambio di clima, cucinando un piatto di pasta al pomodoro, due uova al tegamino e un’insalata di pomodori preventivamente lavati con amuchina.


Domenica 26/07/2009

Da Osh al campo base del Peak Lenin viaggiamo mediante un vecchio mezzo militare russo adattato a fuoristrada. Subiamo letteralmente quasi nove ore di agonia a causa del pessimo terreno e soprattutto della assenza di ammortizzatori del vetusto veicolo! L’area del campo base è denominata “Edelweiss” e come il suo nome, è incantevole. Da qui è già visibile il Peak Lenin nella sua enorme mole. Purtroppo a prima vista la montagna mi sembra troppo carica di neve, spero di sbagliarmi; sfortunatamente questa mia sensazione mi viene confermata da due ragazzi spagnoli che l’indomani mattina torneranno a casa “con le pive nel sacco” proprio a causa delle impervie condizioni meteo. Speriamo che queste ultime mutino in fretta, poiché, come al solito, nelle spedizioni la fortuna è spesso un elemento determinante quanto la preparazione fisica e psicologica.

Sono presenti nell’area, di proprietà della Pamir Expeditions, una toilette chimica e una tenda mensa. I pasti sono discreti e tengono conto della mia condizione di vegetariano.


Lunedì 27/07/2009

Nel pacchetto preventivamente acquistato dall’Italia per l’intera spedizione, ho diritto a 16 giorni di pensione completa al campo base (tenda + pasti) e 4 giorni ulteriori di soli pasti al campo I°. Per utilizzare la tenda dell’organizzazione anche al campo I° nei 4 giorni, è necessario pagare un sovraprezzo di €8,00 al dì, mentre per eventuali e probabili giorni extra di pensione completa (tenda + pasti) , sono richiesti ben €15,00 al giorno.

La mia idea sarà comunque di utilizzare il campo I° come campo base, visto che è collocato a 4400 m ed è comunque ben servito dalla organizzazione.

Al fine di ottimizzare l’acclimatazione, in giornata Stelvio ed io saliamo sino al passo di Puteshestvennikov, a 4200 m, ubicato lungo il sentiero verso il campo I°. La prima nottata qui al campo base trascorre bene.


Martedì 28/07/2009

Avendo maturato, nella giornata di ieri, la decisione di trasformare il campo I° in campo base, utilizzo cavalli e asini di proprietà dei pastori locali per ivi trasportare i materiali che mi serviranno nei giorni a venire. I pastori prestano con consuetudine questo tipo di attività, richiedendo un compenso di €2,00 al kg trasportato. Io faccio muovere ben 16 kg di materiali. Il percorso che conduce al campo I° è decisamente lungo e fortunatamente molto interessante dal punto di vista paesaggistico. Si procede in gran parte costeggiando la sinistra del ghiacciaio morenico che scende dal Peak Lenin. Impiego ben 3 ore e mezza per compiere un dislivello di circa 900 metri. Questo lungo sviluppo conferma ulteriormente la mia scelta di ritornare al campo base solo al termine dell’ascensione, comunque andrà l’esito! Stelvio e la sua guida arriveranno dopo 6 ore, nel tragitto la guida è colpita da una forte dissenteria e il compagno giunge abbastanza segnato dalla fatica.

Deciderò l’indomani dopo il riposo notturno se continuare la salita sino al campo II°, posto a 5300 m, ed eventualmente trascorrere lì la notte successiva o in alternativa permanere qui per una successiva nottata. Oltre agli aspetti legati all’acclimatazione, dovrò anche valutare gli evidenti problemi determinati dalla forte presenza di crepacci disseminati tra i campi I° e II°; preoccupazioni che mi rendono restio a compiere il tracciato da solo, ritenendo più sicuro procedere legato con qualche altro alpinista.

Nella tenda mensa trascorro una piacevole serata attorniato da una compagnia di alpinisti russi davvero simpatici. Per non risultare loro maleducato devo assaggiare almeno un bicchierino di vodka, la loro bevanda alcolica nazionale e sfidare a colpi di braccio di ferro il buon Alexander, il quale come ringraziamento mi mostra con il suo telefonino immagini tutte italiane: Pisa, Venezia, Roma accompagnate quale sottofondo musicale da una canzone di Adriano Celentano. Sul tardi il tempo peggiora e durante la notte scendono circa 15 cm di neve.


Mercoledì 29/07/2009

Partenza annullata! Anche Stelvio e la sua guida rinunciano. Nella tarda mattinata il compagno italiano ed io decidiamo di salire un poco verso il campo II° in maniera di procedere con l’acclimatazione e di verificare le condizioni dei crepacci. Mentre saliamo noto che, dopo la nevicata notturna, si stà riformando la traccia di salita, in ogni caso avanzare senza essere legati è decisamente rischioso. Consuete discussioni con gli altri alpinisti presenti circa le condizioni del tracciato trovato, animano il pomeriggio sino all’ora di cena, in ogni caso ogni decisione, se partire per il campo successivo o rimanere qui, sarà da rimandare all’indomani. Già nel pomeriggio riprende a piovere e successivamente a nevicare.


Giovedì 30/07/2009

Nella nottata scendono altri 20 cm di neve e di conseguenza non mi rimane che sospendere nuovamente la partenza verso il campo II°! Decido comunque di svolgere un allenamento propedeutico alla salita che spero effettuare il prima possibile, avanzando lungo le dorsali di una lieve altura posta nei pressi del campo I° e carico di uno zaino colmo di materiali che serviranno al campo successivo: tenda, sacco a pelo, cibo e abbigliamento. Anche Stelvio e la sua guida provvedono ad acclimatarsi salendo le vicine dorsali. Non escludo che domani al campo II° salirò legato a loro, viste le pessime condizioni dei crepacci. Come oramai da programma, anche oggi verso le 14.00 inizia a nevicare. Contrariamente a quanto immaginato nel pomeriggio circa l’eventualità di procedere l’indomani legato a Stelvio e alla sua guida, durante la serata mi accordo con due alpinisti indipendenti, l’uno di nazionalità russa e l’altro proveniente dall’Azerbaijan, anche loro intenzionati a raggiungere il campo successivo. In serata il tempo promette bene poiché non nevica e grandina solo un poco.


Venerdì 31/07/2009

Sveglia puntata alle 6.00, quindi colazione e partenza verso le 6.30. L’andatura dei compagni di cordata è decisamente sostenuta, per me forse un po’ troppo! Del resto loro sono già acclimatati avendo dormito una notte all’ultimo campo, il III°, posto a 6100 m. Il russo e l’azerbo hanno ancora la tenda piazzata al III° campo e si sono portati appresso la tenda per dormire al II°. Viceversa io tenterò di salire la montagna in stile alpino, portandomi appresso la stessa tenda. Arriviamo al campo II° in 3 ore e mezza rispetto alle 6 – 7 ore di tabella. Oggi è la prima giornata di sole e parecchi alpinisti si stanno conseguentemente muovendo, tra gli altri Stelvio, la sua guida e il suo portatore, dovrebbero giungere qui al II° campo entro la serata. Il percorso tra il I° e il II° campo è davvero problematico, nei due tratti più difficili le guide uzbeche hanno approntato corde fisse che rassicurano la salita. Rimangono comunque diversi passaggi delicati per i quali avere una corda è proprio importante. Ringrazio calorosamente Gleb e Ismail, rispettivamente l’alpinista russo, mio coscritto e pittore in patria, e l’alpinista azerbo, che ha invece 42 anni e svolge l’attività di avvocato. Fortunatamente sistemo la tenda in una piazzola preesistente, probabilmente già utilizzata da un precedente alpinista.

Le condizioni meteo si mantengono decisamente buone sino al tardo pomeriggio, poi cambiano e riprende a nevicare. Mi sento affaticato oltre che per la nuova quota raggiunta anche per avere trasportato uno zaino veramente pesante, mi auguro di dormire al meglio non prima di cenare, grazie al mio fidato fornellino, con una minestra Knorr, diverse sottilette e alcune barrette di cereali.


Sabato 01/08/2009

Diversamente dai miei due amici dormo molto bene, in special modo il pittore russo accusa problemi di salute non banali che lo inducono a scendere definitivamente dalla montagna e pare a tornare a casa, anche il compagno azerbo sembra intenzionato a seguirlo. Mi ritrovo così qui al campo II° da solo e da solo parto per il campo III°. Il tragitto è assai faticoso, dato 5-6 ore di marcia, lo raggiungo dopo 3 ore e quindici, il tratto non presenta difficoltà tecniche se si esclude la salita obbligatoria al Mount Razdelnaya, posto lungo il percorso e alto 6210 m, poi la conseguente discesa di circa 100 m per giungere al campo III°. I fianchi del Razdelnaya sono ripidi, se carichi di neve possono diventare pericolosi. Magari l’indomani, se le condizioni meteo lo permetteranno, tenterò l’agognata cima.


Domenica 02/08/2009

Ininterrottamente per l’intera nottata soffia un vento furioso. Dopo colazione preparo l’abbigliamento necessario e decido di partire; già dopo pochi metri il buon senso mi induce a ritornare sui miei passi e rintanarmi in tenda e così mi rassegno a trascorrere un’altra giornata interamente ritirato nella mia “casa” e dormire una seconda volta a quota 6100 m. Cerco di tenere il mio morale alto soprattutto perché fisicamente mi sento abbastanza bene, ma finora il tempo si è dimostrato davvero inclemente: tutti i giorni, e sottolineo tutti i giorni, o piove o nevica, difficile non demoralizzarsi!


Lunedì 03/08/2009

Scrivo queste poche righe dalla tenda mensa del campo I°, è tardo pomeriggio e sono qui in compagnia di Ismail, l’alpinista azerbo, e del piacevolmente ritrovato Alexander, il ragazzo russo, con i quali intraprendo una bellissima chiacchierata sulla nostra passione comune e cioè frequentare montagne e sentieri in tutto il mondo. Questa è la dimostrazione che l’ambiente montano è in grado di unire popoli e razze diverse. Ripenso poi ai fatti accaduti oggi, che mi hanno indotto ad abbandonare il campo III° e scendere direttamente al I°: in seguito ad una discreta seconda dormita al campo III°, mi sveglio e dopo colazione riparto per tentare una seconda volta la cima. Sono sempre da solo e ciò incomincia a farmi riflettere circa eventualità che forse “oso” un po’ troppo. Il vento da modesto e sopportabile passo dopo passo comincia a farmi sentire la sua forza e la sua irruenza, tanto che con estrema difficoltà giungo sino al colletto che smorza la prima salita, presumo intorno ai 6500 m. Proseguo il percorso, il vento aumenta e diventa veramente aggressivo mentre la visibilità si riduce drasticamente, questo mi induce a ritornare nuovamente sui miei passi e rinunciare in maniera definitiva visto che non posso preventivare fra quanti giorni le condizioni meteo diventeranno stabili.

Arrivo al campo II° dove rivedo Ismail, anche lui in discesa dal campo III° ma quivi posizionato in un punto dal quale vicendevolmente non riusciamo a vederci, pertanto entrambi ritenevamo di essere soli, magari l’amico il secondo giorno non è neanche uscito dalla tenda altrimenti probabilmente lo avrei notato. Anche Ismail decide di scendere al campo I°, che raggiungiamo legati dopo avere percorso l’ultimo tratto tra i due campi sempre a causa dei numerosi crepacci. Malgrado gli esiti della spedizione e la consolidata decisione di tornare a casa, non sono deluso anzi! Innanzitutto avevo la necessità di rivivere quelle forti sensazioni che si erano perse tra i miei pensieri e derivanti da situazioni per me normali prima dell’incidente sulla Cona. Sensazioni che avevo bisogno di risentirle “mie”, di reinserirle nella mia mente, poiché da lì erano quasi sparite o almeno annebbiate da altro. Mi mancavano cose semplici, quali ritrovarsi da solo in alta quota, accendere un fornello e cucinare, cercare di riposare, sciogliere la neve col fuoco, piazzare in maniera stabile una tenda per difendermi dal vento. Cose semplici che per me sono il succo della vita. La scelta di partecipare ad una spedizione in solitaria è stata più che positiva e mi ha fatto bene, ora ho la consapevolezza che riuscirò ad affrontare il futuro - contraddistinto da attività quotidiane, da rapporti interpersonali, da sogni da soddisfare - con un occhio diverso. In poche parole avevo l’assoluta necessità di ritrovare l’autostima che mi ha sempre accompagnato nella vita. Alla fine il fatto di non essere salito in vetta quasi non mi interessa, poiché era altro che cercavo! Grazie Stefania, che cerchi di capirmi! In ogni caso una vetta l’ho raggiunta, il Mount Razdelnaya, ed ora vorrei proprio tornare tra le braccia della mia bimba. Probabilmente questo desiderio non è possibile pertanto dovrò rassegnarmi a trascorrere questi ultimi giorni al campo base, ingannando il tempo salendo le montagne circostanti o semplicemente riposandomi un poco. Domani scenderò a “Edelweiss”, pertanto nel pomeriggio mi attivo per predisporre l’inevitabile trasporto dei materiali mediante l’ausilio di asini. Pagherò il proprietario dell’animale €20,00  per il trasporto di 10 kg di materiali.


Martedì 04/08/2009

Bello il trekking di ritorno al campo base. Molti amici russi e ungheresi cercano di convincermi di ritentare la salita visto che sono veloce e ho ancora diversi giorni a disposizione; in particolare Ismail non riesce a comprendere il mio comportamento. A parte il fatto che le condizioni meteo non sono mai migliorate, difatti anche qui al campo base sta piovendo a dirotto, mi è difficile spiegare con il mio raffazzonato inglese cosa sono venuto a cercare qui in Kirgyzstan! In serata grande rimpatriata nel locale mensa con Ismail, Gleb, Alexander; non sò come ma gli amici riescono a recuperare una torta accompagnata dai classici giri di vodka alla “russa”, cioè in un colpo solo! Dal consolidato rito siamo esonerati io, quale italiano, e Ismail poiché di religione musulmana. La bella serata è suggellata da una immancabile foto ricordo finale! Purtroppo l’indomani loro se ne andranno ed io rimarrò qui solo.


Mercoledì 05/08/2009

Anche oggi pioggia a dirotto, che in alto – si intravede già da qui – lascia spazio ai consueti fiocchi di neve! Pomeriggio triste qui al campo base, trascorso unicamente in compagnia dei miei pensieri; i cari amici infatti in mattinata si sono diretti verso la città di Osh. Comincio a desiderare di esprimermi nella mia lingua e non più utilizzando un mix più o meno corretto di inglese, francese o spagnolo. Penso che anch’io raggiungerò Osh tra qualche giorno, lì la prima cosa che farò è telefonare a Stefania. Sono impaziente. Dal campo base infatti non è possibile stabilire contatti telefonici, anche se sui depliant pubblicitari asseriscono il contrario.


Giovedì 06/08/2009

Oggi è la seconda giornata di sole pieno in quasi dieci giorni di permanenza. Io, grazie ad una certa arte diplomatica della quale sono in possesso oliata da qualche offerta di denaro - più o meno dovuta - riesco ad anticipare la partenza. Durante la giornata contatto infatti membri dell’organizzazione per un rientro a Osh anzitempo e quindi un successivo volo per l’Italia. Loro mi hanno acceso qualche speranza ma fino a quando non metterò piede su quell’aereo per Milano non ci crederò. In ogni caso muoviamoci per gradi: si paventa l’idea di effettuare già l’indomani il trasferimento a Osh, speriamo in bene! Regalo parte del cibo portato da casa e non consumato ad una famiglia di pastori, con i quali avevo stretto amicizia nel giorni precedenti.


Venerdì 07/08/2009

L’effettiva partenza è stata dura, le ore 8.00 stabilite la sera prima sono diventate le ore 11.00 a causa dei vari intrallazzi tra i locali. Poco importa, i passeggeri sono due: il sottoscritto e un ragazzo russo poco più giovane di me il cui nome è davvero difficile da ricordare e che conosce lo spagnolo grazie alla sua consueta attività lavorativa. Ci attendono ben 9 ore di viaggio condite da diverse soste tecniche presso officine meccaniche o improvvisati benzinai o ristorantini decisamente spartani. In ogni caso questo mezzo, di fabbricazione giapponese, risulta decisamente più comodo di quello utilizzato per l’andata. Giungo a Osh e incontro il signor Ziyod, costui mi informa di essere riuscito a bloccare il mio volo per la capitale, Bishkek e quindi per l’Italia. Logicamente il “favore” merita una ricompensa, secondo lui, pari ad una cifra di €150,00, riesco ad ottenere uno “sconto” trattenendo la somma che ancora non gli ho versato e riferita al mancato utilizzo, causa partenza anticipata, di bombolette di gas e unito posto tenda al campo I°. I €150,00  diventano così poco meno di €100,00, anche se - a onor del vero - mi interessa solo riabbracciare la mia bimba pertanto sarei anche stato disposto a versargli l’intera somma richiesta! Provo a telefonare a casa e solo al terzo tentativo riesco a sentire la voce di Stefania.



Sabato 08/08/2009

Faccio colazione insieme al neo compagno russo, lui mi sottopone mille domande circa la mia condizione di vegetariano; mi dice con orgoglio che conosce bene l’Italia del sud grazie ad una viaggio turistico di qualche anno addietro, ricorda tutto perfettamente quasi a mettermi a disagio data la mia titubante memoria, ci salutiamo con il calore e l’emozione di due vecchi amici che avvertono la consapevolezza che difficilmente si rivedranno nel corso della vita. Il russo partirà l’indomani alla volta di Bishkek e quindi di Mosca. Certo che questo popolo è davvero speciale! Forse proprio ora capisco come solo dai russi poteva essere avviato almeno un tentativo di realizzare il mondo diverso, grazie a Lenin; a causa dell’egoismo umano ciò era e rimarrà una utopia!

Il volo Osh – Bishkek dura un’oretta. Giunto nell’aeroporto della capitale non mi rimane che attendere il volo di rientro con tappa intermedia a Istanbul. Sono ancora una volta unicamente in compagnia dei miei pensieri. Ripenso ancora una volta all’amico russo e lo associo per analogia, senza nessun motivo particolare, al lento declino che stanno vivendo le ex repubbliche socialiste sovietiche dopo la separazione da “mamma” Russia.

Valuto poi la situazione attuale nonché le prospettive future dell’alpinismo extra europeo. Stelvio ne è un esempio lampante: tenta la salita coadiuvato da una guida e un portatore che gli prepara ad ogni campo la tenda, i pasti e i materiali che gli serviranno per l’indomani. La sua unica fatica rimane legata, oltre che a camminare, al trasporto di una “macchina fotografica professionale” necessaria al fine di documentare l’esperienza per il CAI di Genova, la sua città.

Stefania mi auguro che questo ultimo volo si concluda nel migliore dei modi..non vedo l’ora di riabbracciarti e di riassaporare la consueta armonia che ci pervade quando siamo insieme!


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Flavio Facchinetti