2015 TOR DES GEANTS


TOR DES GEANTS 2015

Preparazione

E’ il mese di aprile quando arriva la comunicazione tramite e_mail di essere stato selezionato per partecipare al Tor 2015. Poche erano le aspettative, già l’anno precedente ero stato scartato e quest’anno ci avevo riprovato con poche speranze, tanto che stavo effettuando i vari brevetti per partecipare alla randonneè ciclistica Parigi Brest Parigi che si svolge ogni quattro anni.

La decisione è presto presa, appendo la bicicletta al chiodo ed invio il bonifico di 500 euro per completare l’iscrizione. Inizia così questa nuova avventura in un mondo che non conosco, quello della corsa in montagna. Beh effettivamente sono un neofita, ma spero che la mia esperienza alpinistica ed escursionistica di trent’anni e relativa conoscenza dell’ambiente montano qualche cosa dovrà pur dire!

Il Tor partirà il 13 settembre alle ore 10.00 e in questi mesi di attesa e allenamenti ho dovuto adattarmi a questa nuova disciplina sportiva che sempre più riscuote successo.

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Flavio Facchinetti

Ho acquistato i bastoncini ed imparare ad usarli correttamente, prima li usavo esclusivamente nelle spedizioni alpinistiche a quote superiori i 6000 metri per combattere la carenza di ossigeno. Acquistare uno zainetto con porta borracce laterali per poter bere senza dovermi fermare ed infine calzature basse, magari non proprio da trail, ma comunque più leggere e che in futuro potrò usare anche fuori i sentieri poiché in suola di vibram.

In meno di sei mesi ho percorso sentieri per un complessivo di 90000 metri di dislivello positivo cercando di far diventare ordinario una gita di 2000 metri inizialmente e nel periodo di punta portarla a 3000 metri. Riducendo le soste al minimo e con andatura sostenuta senza mai correre, specialmente in discesa, il tutto per salvaguardare le problematiche alle ginocchia e non solo.

Poche le gite indirizzate a salire in cima alle montagne, ma percorsi lunghi con tanti colli da valicare per cercare di imitare la tipologia di percorso del Tor : alte vie n° 1 e n° 2 della valle d’aosta con partenza ed arrivo a Courmayeur.

La gara

Esperienza indimenticabile quella del Tor des Geants. Appena rientrato a casa cerco di raccogliere le idee, forse un po’ confuse, di questa ennesima avventura. Il meteo pessimo è stato il vero protagonista di questi giorni tra le montagne valdostane, lungo questo itinerario di 330 km e 24000 metri di dislivello, il tutto da compiere entro 150 ore con le varie barriere orarie da rispettare e con partenza da Courmayeur.

Nonostante sia la competizione di ultra trail più impegnativa al mondo io, che non amo la corsa in montagna, ho voluto immaginarlo come un lungo trekking tra le montagne che in questi ultimi trent’anni ho salito, un’opportunità unica che in assenza di logistica (cibo e pernotto) è difficilmente attuabile in tempi anche di poco superiori a quelli del Tor!

Già il primo giorno si presenta la pioggia, ma riesco a raggiungere la prima delle sei basi vita in orari decenti. Tre i colli da superare lungo i 49 km e 3996 metri di dislivello per portarmi alla località di Valgrisenche. Tutto sembra andare al meglio. Grazie alla disponibilità dei volontari, la macchina organizzatrice è sullo stile delle migliori gran fondo ciclistiche dove la ricchezza e varietà di alimenti invogliano ad alimentarsi correttamente recuperando energie. Veloce doccia e al momento del breve riposo mi viene comunicata la sospensione della gara, poi quantificata in tre ore, a causa di una frana avvenuta al col Fenetre. Anche se da un lato avere la possibilità di riposare qualche ora in più è piacevole, dall’altro crea tensione tra i partecipanti, me compreso!

Ripartiamo. In quota ha nevicato ed il sentiero si presenta in pessime condizioni poiché il passaggio dei corridori più veloci ha compattato la neve ed ora è parzialmente gelata. Durante la salita al col Fenetre incontro persino un inglese che sta tornando indietro e alla richiesta di spiegazioni mi risponde : troppo pericoloso !

Con i due colli successivi Entrelor e Loson, le problematiche sono inferiori.

Arrivo a Cogne dopo ulteriori 56 km e 4141 metri di dislivello.

Cerco di riprendere le forze poiché la tappa successiva con dislivelli sì contenuti è una vera trappola, diventata famosa grazie ad una infinita discesa su pietra che favorisce l’innesco di problematiche alle articolazioni (specie ginocchia) e la formazione di vesciche ai piedi. In questa giornata conosco Max di Milano e con lui decido di fare coppia grazie all’andatura simile e ai comuni problemi alle ginocchia, che ci impediscono di essere veloci in discesa.

Lungo tutto il percorso oltre alle basi vita, dove vengono portate le sacche con i propri vestiti di ricambio, ci sono punti di ristoro altrettanto fondamentali. In tutte queste posizioni vengono effettuati controlli mediante chip posto sul braccialetto al polso di ogni concorrente oppure mediante rilievo del numero di pettorale. Questo consente a chi è a casa di conoscere esattamente la posizione del proprio amico o familiare collegandosi al sito web della gara.

Giunti al base vita di Donnas, valutata la tempistica e più ancora l’arrivo di un forte peggioramento meteorologico si decide di mangiare e proseguire subito.

Prima però, vedendo un punto di controllo medico, faccio valutare lo stato dei miei piedi. Il medico stupito dal non trovare alcun segno di danno nonostante i 150 km di percorso unita alla continua analisi di atleti con piedi già rovinati, mi chiede di fargli vedere le scarpe che indosso.  Alla visione dei miei normali scarponcini da trekking alti, incredulo ed entusiasta chiede ad un amico di farci una foto insieme, compresi i miei piedi nudi, gli scarponcini ed il mio ombrello. Quasi arrabbiato dice che da anni cerca di spiegare che in certe condizioni le scarpe da trail non vanno bene in montagna, ma nessuno lo ascolta!

La tratta Donnas – Gressoney è ritenuta la più dura in assoluta. Con i suoi 53 km e 4107 metri di dislivello, da superare dopo aver percorso già 150 km, diventa ogni anno il grosso del bacino dei ritirati. Mediamente il Tor non lo conclude oltre il 40% dei partecipanti; di questi l’80% abbandona in questa tappa che porta alla base vita di Gressoney S.Jean. Muovendoci in piena notte e sotto pioggia battente Max ed io giunti al ristoro–rifugio di Sassa, decidiamo di dormire un’ora e mezza. Saremo obbligati a sostare un po’ anche al successivo rifugio Coda.

Questa tappa si rivela ancor più faticosa di quanto si immaginava, grazie soprattutto al meteo inclemente. Lasciato il Coda, Max ed io valichiamo insieme il col Marmontana, i problemi ad un suo ginocchio lo fanno rallentare a dismisura ed anche in salita nonostante la fasciatura che gli ho apportato, procediamo troppo lentamente. E’ proprio Max ad invitarmi a proseguire separati con la frase: “ci vediamo a Courmayeur”, poiché ci vuole comunque provare, ad un ritmo più blando. Nuovamente solo, proseguo cercando di aumentare l’andatura almeno in salita fino ad incontrare l’amico Chicco, non partecipante partito da casa con l’intento di venirmi incontro, e con lui proseguo sino alla località di Niel parlando delle passioni che ci accomunano. Si è portato la macchina fotografica e lungo questo tratto mi ritrae in tutte le posizioni. Ma il forte deve ancora venire. A Niel, a mia insaputa, c’è mia moglie Stefania con l’amica Claudia, un vero mare di gioia ed emozioni.

Oltre il ristoro di Niel, il tratto finale di questo passaggio è sormontare un quarto colle che richiede ulteriori quattro ore, veramente una tappa infinita!

Eccomi a Gressoney, dove al punto di controllo del base vita mi ragguagliano di una nuova sospensione della gara con tempistiche che ci faranno conoscere al più presto. Questa volta il problema sono i forti innevamenti su vari colli, tra cui il prossimo che si deve transitare, probabili venti impetuosi e più di tutto una nebbia fittissima. Si parla di trascorrere la notte a Gressoney e con la luce del nuovo giorno valutare decisioni in merito.

Alle 8.00 del nuovo mattino ci viene comunicato che la gara è sospesa in maniera definitiva!

Sgomento e rabbia, accompagnati da rassegnazione, sono i sentimenti che pervadono i partecipanti … Solo più tardi viene diffuso un comunicato secondo cui non solamente i sei arrivati a Courmayeur sono considerati finisher, ma anche tutti quelli giunti a Gressoney nei tempi massimi previsti! D’altronde già in passato era accaduto un fatto simile, allora a causa dell’impossibilità di valicare il col Malatrà.

Anch’io risulto uno dei circa 473 finisher tra gli 815 partiti, con una normale media di rinunciatari di oltre il 40%. Questo è il regalo che più sognavo per  festeggiare egregiamente i miei cinquant’anni d’età!

Dedico quest’avventura a tutti i volontari di questa competizione unica nel suo genere.

Alimentazione

La macchina organizzatrice del Tor è eccellente. Nei base vita si trovano alimenti per tutti i gusti compresa la pasta, tra le bevande: acqua, succhi di frutta, sali minerali, coca cola e persino birra. Nei ristori intermedi la scelta è forse meno ricca, ma mi è capitato di mangiare la pasta con il sugo fatto con le verdure dell’orto della proprietaria del locale.

I pochi alimenti che ho portato al seguito non li ho utilizzati, mentre ad ogni ristoro mi sono rifocillato a dovere. Parecchi giorni prima della gara ho sentito i pareri di atleti che hanno partecipato più volte al  Tor con spirito di “classifica”, per il mio modo di vivere lo sport e la montagna le risposte sono state per me agghiaccianti.

Durante tutta la gara non hanno mangiato e bevuto assolutamente niente dei punti di ristoro e base vita poiché veicolo al seguito con pasti e bevande specifici !

Mi domando come affronterebbero un semplice trekking di più giorni in totale autosufficienza!

Materiali obbligatori

L’organizzazione impone da regolamento una lista di materiali obbligatori da tenere nello zaino, tra questi l’altimetro, due lampade frontali con pile di scorta per muoversi di notte, giacca a guscio impermeabile traspirante, copri pantaloni impermeabili, pantaloni o collant da corsa che coprano almeno il ginocchio, telo termico, benda elastica per fasciatura, guanti e copri guanti impermeabili, telefono cellulare, micro pile  a manica lunga, riserva alimentare, fischietto …

Alla partenza vengono effettuati controlli allo zaino di tutti i partecipanti,con estrazione di tre materiali ognuno, inoltre possono esserci controlli a sorpresa lungo il tragitto.

Riposo giorno – notte

Dopo avere provato la gara posso consigliare di mangiare ogni qual volta sia possibile, senza vincoli di orari e cercare di dormire o meglio riposare non più di 2/3 ore per volta, sostando nelle basi vita o nei ristori che non fungono da punto di controllo, dove è presente un numero limitato di brande. Io, che ho trovato spesso tutto occupato, mi sono pure accontentato di dormire per terra, ci pensa poi il personale volontario a svegliarti poiché non si può sostare più di due ore!


Conclusioni

Approvo la sospensione della gara anche se io avrei preferito continuare, poiché non è una competizione tra alpinisti ma tra atleti dediti alla corsa in montagna che è tutta un’ altra cosa.