2013 - APPENNINO LUCANO

TREKKING NELL’APPENNINO LUCANO

1° giorno: Monte del Papa (2005 m) – Timpa Scazzariddo (1930 m)

2° giorno: Serra del Prete (2180 m) – Sella del Pollinello (2044 m) – Monte Pollino (2480 m)

3° giorno: Serra delle Ciavole (2130 m) – Serra delle Ciavole Punta Sud (2127 m)


Mercoledì 01 Maggio 2013 

A pochi giorni dalle montagne di Maiorca, siamo nuovamente in volo intenti a conoscere i gruppi appenninici situati tra le nostre Calabria e Basilicata, il Sirino e il Pollino. Volo tranquillo sino a Lamezia Terme, mentre inaspettatamente grane non da poco le affrontiamo al momento del ritiro dell’auto, già prenotata e pagata da qualche mese attraverso il sito web di una nota casa di autonoleggio.

Gli addetti della Compagnia, presente all’aeroporto, ritengono di non potere accettare il deposito necessario per il ritiro mediante la presentazione della nostra carta di credito. Richiedono invece la carta prepagata con la quale abbiamo prenotato la vettura mesi fa, e che noi non abbiamo al seguito proprio perché – da esperienze passate – non è sufficiente per garantire la Compagnia in caso di incidente. Pretesa assurda, ribadiamo noi! E nulla serve ripetere all’infinito che siamo già stati clienti, anche pochi giorni a Maiorca, e tutti i loro colleghi chiedevano ovviamente la carta di credito, che le carte prepagate non tutelano la Compagnia, che… che… che… Morale: siamo obbligati a stipulare un nuovo contratto e quindi a pagare un nuovo nolo, cercando di buttare giù rabbia e nervosismo e sperando di riavere almeno in parte l’anticipo versato, una volta tornati a casa previo contatto la Compagnia centrale. Beh, così sarà, ma lo scopriremo un mese dopo grazie alla serietà e alla collaborazione di professionisti seri e non scalzacane arruffoni come i due soggetti incontrati. Per oggi solo stress e cattiveria ci accompagnano in uscita dall’aeroporto calabrese. Speriamo bene!

Imbocchiamo la rinomata, suo malgrado, autostrada Salerno – Reggio Calabria, che riassume lo squallore e lo sperperio di denaro pubblico a cui si associa inevitabilmente. Dei quasi 200 chilometri percorsi in direzione nord, non riusciamo a transitarne neanche una decina esente da cantieri di varia natura, deviazioni di corsia, tratti di mono corsia, asfalto a groviera… con l’unica certezza che dieci, venti anni fa era esattamente la stessa cosa e tra altrettanti pure! La guida non può che essere attenta, fortunatamente il traffico è molto scarso. Abbandoniamo l’autostrada e per una erta salita, ci portiamo nei pressi del Lago Laudemio, punto di partenza della nostra prima ascensione. Indubbiamente non perdiamo tempo, del resto è solo il primo pomeriggio di una splendida giornata di sole primaverile. Il luogo è incantevole, la forte presenza di neve, che lambisce l’intero percorso di salita dal bosco alla vetta del Monte del Papa e della vicina Timpa Scazzariddo ci preoccupa non poco. Ma chi se lo aspettava? Siamo a maggio e ancora così tanta neve! Ci spiegheranno poi, che queste zone appenniniche sono caratterizzate tendenzialmente da inverni brevi con intense nevicate. Muoviamo i primi passi e fortunatamente la coltre è trasformata e ben compatta, non si sprofonda molto. Prendiamo coraggio e seguiamo la piste lasciata da due sci alpinisti piuttosto stravolti ma orgogliosamente appartenenti al CAI di Salerno, come ci spiegheranno una volta raggiunti, venuti apposta dalla città campana per salire in giornata il Monte del Papa. Seguiamo la linea di una seggiovia un po’ vecchia, che non capiamo se funzionante o meno. Finalmente eccoci in vetta al Monte del Papa, a 2005 metri e la più alta del gruppo denominato Sirino, immersi in un splendido sole; pensare che stamattina abbiamo lasciato casa sotto una fastidiosa pioggia battente che sta segnando oramai l’intero periodo primaverile. Motivati dall’inattesa vittoria, decidiamo di scendere, una volta tornati al colle dove è presente la stazione di monte dell’impianto, non direttamente dalla via di salita bensì per cresta, decisamente più pulita dalla neve, salendo dapprima la vicina Timpa Scazzariddo, di 1930 metri e giungendo all’auto felici per queste prime montagne “in tasca”, tanto che anche la rabbia per l’estorsione – noleggio vanifica!

Ultimo sforzo di questa lunga giornata è il trasferimento a Frascineto, località nella quale abbiamo prenotato un appartamentino per quattro notti. Proprietari gentili e cordiali e struttura superiore alle aspettative!



Giovedì 02 Maggio 2013 

Qualche problema per giungere al Colle dell’Impiso, punto di partenza dell’escursione odierna, che risolviamo chiedendo info ai muratori che stanno manutenendo il rifugio De Gasperi. Contrariamente a ieri, il meteo non lascia presagire nulla di buono, il cielo è proprio nuvoloso! Puntiamo al Monte Pollino, che da il nome all’intero gruppo appenninico malgrado non sia la cima più alta. Giunti al Colle Gaudolino pestando la oramai consolidata neve, comincia a piovere! Due le alternative: o battere in ritirata o provare ad affrontare una montagna meno impegnativa. Vince la seconda opzione… e ci dirigiamo verso la massiccia mole della Serra del Prete, di 2180 m, lungo un percorso privo di sentiero, o meglio nascosto dalla coltre bianca, che ne risale i ripidi pendii attraverso una foresta di faggi. Riusciamo nell’impresa solo grazie all’ottima marcatura con bollini bianco-rossi presenti ogni decina di metri sui tronchi dei faggi. La salita è comunque faticosa e accompagnata, in cima, da un forte vento, che per contro libera il cielo dalle nuvole trasformando l’uggiosa mattinata in un solatio pomeriggio, dal caldo quasi estivo! Decidiamo così di approfittare del meteo favorevole e, una volta ridiscesi seppure con qualche cenno di stanchezza, decidiamo di puntare nuovamente sul Monte Pollino lungo il crinale sud-ovest, che ben visibile dalla dirimpettaia Serra del Prete, è libero dalla neve. L’itinerario, per contro, è lungo e faticoso. Si snoda lungo un sentiero che risale la Serra del Pollinello, a 2044 metri, e l’anticima sud sino a giungere in vetta al Monte Pollino, a 2480 metri. Qui sostiamo giusto il tempo per tirare il fiato, scattare una foto ricordo e guardarsi intorno. Tra le montagne circostanti predomina nettamente il profilo massiccio della Serra Dolcedorme, la più alta del gruppo del Pollino. La stanchezza prevale e ci concentriamo lungo l’eterno percorso sino all’auto, puntando verso un nuovo itinerario comunque più diretto del precedente, seguendo le tracce sulla neve di precedenti escursionisti. La giornata si chiude alla grande, attraverso un paesaggio incantevole, gruppi di cavalli al pascolo e il sole che ci accompagna sino al suo declino. L’ambiente del Pollino è decisamente più selvaggio di quello del vicino Sirino, antropizzato grazie agli impianti sciistici e annesse strutture ricettive.


Venerdì 03 Maggio 2013 

Terza giornata dedicata alle cime calabresi. La continua presenza di neve ci obbliga a rivedere i nostri itinerari, riducendoli in parte, siamo comunque già ora contentissimi di conoscere questi angoli di Italia così selvaggi e poco, così ci pare, frequentati, dal momento che la segnaletica è ridotta all’osso e molto è lasciato all’intuito e alla esperienza dell’escursionista.

Meta di oggi è la Serra delle Ciavole con le sue due punte, Nord di 2127 metri e Sud, la principale e quotata 2130 metri.

La partenza è ancora dettata dal Colle dell’Impiso. Prima mezz’oretta di percorso uguale a quello attraversato nella giornata di ieri, sino ad una bella radura da dove le vie si diramano. Dislivello assai contenuto di circa 750 metri, ma sviluppo davvero significativo attraverso un tragitto ricoperto dalla solita neve che risale una foresta, sino a giungere uno splendido altipiano. Da qui, lenta risalita delle pendici della montagna oltrepassando un paesaggio da favola e caratterizzato dalla folta presenza di pini loricati sino alla cima. Gita molto faticosa ma altrettanto appagante per i nostri occhi e i nostri cuori. Con oggi chiudiamo quindi le esperienze escursionistiche, a malincuore ma comunque soddisfatti, non tenteremo la Serra del Crispo di 2053 metri e soprattutto la più alta Serra Dolcedorme di 2266 metri, programmate da casa.

                                                     Flavio e Stefania Facchinetti


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Flavio Facchinetti