2014  MONTE ARARAT (TURCHIA)

MONTE ARARAT (5165 m)

TURCHIA


Domenica 10 Agosto 2014

Lunedì 11 Agosto 2014 

A tre giorni dall’intensa e gioiosa esperienza in Abruzzo al cospetto del Gran Sasso, siamo nuovamente in partenza per un nuovo obiettivo: Turchia, tentativo di ascensione al Monte Ararat di 5165 metri. Per questa mini spedizione, onde evitare la componente burocratica relativa all’ottenimento del permesso di salita e di annessa guida obbligatoria, ci appoggiamo, tramite internet, ad una agenzia tedesca gestita da turchi, che pensiamo essere la combinazione vincente: professionalità tedesca e conoscenza di regole e territorio proprio dei turchi. E’ l’agenzia Ceven Travel, di proprietà di Kemal Ceven e gestita più direttamente da Norbert Weisner. Redigo questo diario a partire dal secondo giorno in quanto alcune problematiche non di poco conto stanno creando seri problemi all’esito o meglio al proseguo di questa mini spedizione.

Con due voli aerei arriviamo nella cittadina di Van, e qui ci congiungiamo direttamente all’arrivo con due ragazzi, uno di nazionalità tedesca e uno di provenienza bulgara, mentre il giorno seguente ci uniamo con altri due tedeschi, che scopriremo ben presto essere padre e figlio. In questo gruppo di sei componenti, noi compresi, sarà appunto il giungere degli ultimi due a generare la nascita del grave problema. I loro zaini non sono arrivati, si sono persi chissà dove, probabilmente a Istanbul. E con i loro zaini anche i loro materiali indispensabili per la salita alpinistica: scarpe, sacchi a pelo, abbigliamento di alta quota non sono stati consegnati all’arrivo dalla compagnia aerea e i tempi per il loro recupero non sono quantificabili. Domani, che sarà già il terzo giorno di permanenza, occorre obbligatoriamente partire poiché il tempo a disposizione è misurato. Rabbia e preoccupazione aleggiano nell’aria, malgrado l’agenzia cerchi in tutti i modi di recuperare nuova attrezzatura per i due sfortunati tedeschi. Nel frattempo in questo secondo giorno ci portiamo a Dogubayazit dopo tre ore di viaggio, località posta a pochi chilometri dal confine con l’Iran e punto tappa da cui iniziare l’ascensione. Una ottima cena consumata in un caratteristico ristorante locale sembra abbia fatto tornare in buon umore a tutto il gruppo, scherzandoci sopra si cerca infatti di sdrammatizzare l’accaduto.  


Martedì 12 Agosto 2014 

Al momento della colazione ci viene segnalato che almeno un bagaglio è stato ritrovato e che la partenza viene posticipata alle ore 12 invece delle prefissate 9.00 mattutine. Questo per consentire l’arrivo in taxi dello zaino direttamente dall’aeroporto di Van. I due sfortunati tedeschi, padre e figlio, presentano tra l’altro dimensioni fisiche simili e ciò è buono per l’utilizzo di abbigliamento da montagna. L’unico vero problema rimasto è recuperare un paio di scarponi di alta quota, che in qualche modo vengono acquistati direttamente nella cittadina di Dogubayazit ad un prezzo leggermente gonfiato: €500! I due tedeschi confidano nel risarcimento da parte della compagnia aerea, del resto altra alternativa non si pone!

Si parte finalmente, e con un pulmino fuori strada dai copertoni completamente lisci lasciamo Dogubayazit lungo una strada prima asfaltata poi sterrata fino alla località di Eli. Ci accompagnano panorami piuttosto aridi dominati dalla costante presenza della mole della nostra meta, l’Ararat, che si lascia ammirare da varie angolazioni. Eli è posta a 2200 metri slm, qui troviamo i cavalli che utilizziamo per il trasporto dei materiali sino al campo II. La nostra guida rinuncia qui alla salita a causa di problemi di salute, passando il testimone ad un collega, il figlio del conducente dei nostri cavalli. Un tipo che di primo acchito sembra alquanto particolare! Ora il gruppo è al completo: sei escursionisti, una guida e un cuoco entrambi di etnia curda. I curdi sono un gruppo etnico Indoeuropeo che abita nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia. Tale territorio è compreso in parti degli attuali stati di IranIraqSiriaTurchia e in misura minore Armenia, senza possedere uno stato proprio. Hanno lingua, tradizioni e cultura proprie e si adattano alle regole della nazione in cui vivono.

E’ mezzogiorno e dopo un veloce panino preparato dal nostro cuoco e consumato velocemente mentre ci caricano gli zaini e i materiali sui cavalli, finalmente incominciamo a camminare, prima lungo una mulattiera che a mano a mano si assottiglia sempre più fino a divenire un comodo sentiero, che risale pendici erbose attraverso campi di pastori e bestie al pascolo. Percorso ideale anche per i nostri cavalli, malgrado il conducente, padre della nostra guida, fatichi non poco a gestire le quattro bestie. Alla veneranda età di 70 anni lo vediamo correre su e giù per i pendii cercando di mettere in riga gli irrequieti animali!

Per giungere il campo I impieghiamo circa 3 ore e mezza, compresa la sosta di circa 30 minuti presso la famiglia nella nostra guida per bere una tazza di tè. Il campo I è posto in un comodo pianoro erboso alle pendici della montagna, a quota 3380 metri slm. Per noi sei escursionisti le tende sono già piazzate, poiché utilizzate da altri. Tre tende per dormire, una più grande per cucinare e consumare i pasti, la disponibilità di una toilette e di una doccia alimentata dall’acqua del ghiacciaio, questo è il nostro campo base.

La cena diventa un trionfo degli alimenti, grazie alla giusta abilità di Bari, il cuoco curdo. Pasta, verdure, dolci, formaggi e tè e caffè in quantità… fanno dimenticare le angustie dei giorni precedenti. Cominciamo a conoscerci un poco meglio, ognuno racconta i propri desideri e le proprie esperienze, infine tutti a dormire non senza avere prima ascoltato e visto i curdi cantare e ballare.


Mercoledì 13 Agosto 2014 

Ricca colazione alle 8.00 e via di buon passo al campo II per compiere una prima fase di acclimatazione e quindi successivo rientro al campo I. Fortunatamente tutti abbiamo un buon passo, solo la guida sente l’impellente necessità di fermarsi ogni tanto per fumare una sigaretta. Il percorso si snoda lungo un sentiero marcato abbastanza diretto, senza troppe deviazioni; per contro, vuoi per la tipologia di terreno, che da erboso diventa decisamente roccioso, vuoi per il continuo passaggio di cavalli, si alza un gran polverone. Dopo solamente 1 ora e 45 minuti arriviamo al campo II, posto a 4100 metri slm lungo un crinale roccioso. Decisamente un luogo meno comodo e ospitale rispetto al campo I.

L’organizzazione Ceven Travel è di tutto rispetto, già lo avevamo appurato nei giorni scorsi, e oggi conferma la nostra sensazione: all’arrivo al CII l’addetto ci consegna un sacchetto pranzo contenente un panino, due dolcetti e un frutto oltre ad una bottiglietta d’acqua. Sempre per completare l’acclimatazione, qui sostiamo almeno un paio d’ore, quindi rapida discesa per la cena al campo I.


Giovedì 14 Agosto 2014 

Per Stefania il meccanismo richiesto dalla fase di acclimatazione di salita ad un campo alto e quindi discesa al campo più basso per la nottata, è una nuova esperienza; questo aspetto unito all’incognita meteorologica fa sì che il sonno notturno sia decisamente latitante… ore e ore nel sacco a pelo tra un dormiveglia e l’altro! Fortunatamente per ciò che riguarda i malesseri dettati dalle alte quote non sono un problema per entrambi, a differenza del freddo intenso che già all’Ojos de Salado le aveva creato non pochi dispiaceri!

Dopo la solita abbondante colazione si riparte per il campo II; lungo il cammino incrociamo escursionisti raggianti per avere portato a termine la salita all’Ararat, speriamo di avere la stessa fortuna, questo è sicuramente il pensiero unanime.

Consueto pranzo frugale, poi montiamo la tenda messa a disposizione dall’organizzazione, quindi inganniamo il tempo in totale relax magari anche distesi all’interno della tenda e sino all’ora di cena, fissata per le 16.30. D’altronde il tempo che ci rimane non è molto poiché intorno alle 2.00 di notte partiremo per l’assalto finale alla cima. Ognuno è chiuso nei propri pensieri, si cerca di alleggerire la tensione scherzando un poco ma con scarsi risultati. Il tempo sembra girare bene, vento assente e cielo sereno.


Venerdì 15 Agosto 2014 

Colazione rinforzata fissata per l’1.00, che per qualcuno sarà un problema già dopo pochi minuti di cammino. All’1.40 siamo pronti e ci apprestiamo a partire sotto un cielo stellato che promette bene. Poco freddo, circa 6-7 gradi, e vento assente. Una evidente traccia su terreno in buona parte costituito da ghiaione roccioso, sale con forte pendenza lungo la dorsale. Siamo tutti muniti di frontali, in ogni caso la luna piena ci aiuta non poco nell’individuare il percorso migliore, e poi davanti c’è la nostra guida che a qualcosa dovrà pur servire! Tra l’altro oggi canta e fuma decisamente meno del solito. Non siamo neanche a metà cammino quando il vento comincia a farsi sentire, prima in maniera conciliabile poi decisamente freddo e incessante. Stefania, che patisce in modo particolare il freddo alle mani, è costretta ad indossare le muffole in piumino che ho utilizzato in passato durante le spedizioni sugli 8000 metri! Arriviamo al termine della lunga ripida tratta su roccia, ora ci fermiamo per indossare i ramponi necessari per compiere la distanza terminale su ghiacciaio, decisamente meno acclive, e questo rende la salita nel complesso non banale. Oramai la vetta è vicina e lo sappiamo. Stringiamo i denti, tanta è la voglia di arrivare. Tra l’altro una volta messo piede sul ghiaccio il vento cala la sua forza e tutto il gruppo unito e compatto risale la pendice della montagna. Sono le 5.15, il sole sorge e noi siamo in cima! A Stefania, come poche altre volte, lacrimano gli occhi per la gioia ed io sono enormemente felice di questa ennesima esperienza. Non fa freddo, ci dicono circa 0 gradi, e fortunatamente non soffia vento; foto di rito, abbracci quindi veloce discesa, tra le ultime folate di vento gelido, al campo II, dove il nostro cuoco ci aspetta con tè e caffè caldi, fette di torta, biscottini e frutta a quantità per festeggiare il successo.

Smontiamo poi velocemente la tenda e giù al campo I, dove trascorriamo l’ultimo notte in montagna dopo una pantagruelica cena.

Oggi per altro e per l’intera giornata il cielo è rimasto perennemente azzurro come mai lo abbiamo ammirato in questi giorni di permanenza in terra turca, mai anche una sola nuvoletta a celare la bianca cima, che tanto volte ci giriamo a riammirare compiaciuti, sino a svenire per la stanchezza nelle nostre tende!


Venerdì 15 Agosto 2014 

Grazie allo sfinimento e alla inevitabile tensione accumulata, pesante dormita per tutto il gruppo. Bari, il cuoco ci fa trovare l’ultima colazione, più abbondante che mai: uova al tegamino, olive nere e verdi, diversi tipi di formaggi locali, pomodori, cetrioli, pane, marmellata, nutella, biscotti e ovviamente tè e caffè. Ora possiamo deliziarci senza timore per intestino e stomaco, in vetta siamo saliti!

Smontiamo per l’ultima volta la tenda, carichiamo i cavalli e percorriamo a ritroso il percorso che conduce a Eli, in un’altra giornata di cielo azzurro completamente sgombro da nubi, una delizia che accresce il materiale fotografico, già ricco, di questa esperienza.

Giungiamo a Dogubayazit con un veloce fuoristrada in poco più di mezz’ora e qui ci attendono i complimenti del Sig. Norbert della Ceven Travel. Sostiamo per riprendere fiato e per consentire lo scarico di tutti i materiali, quindi veloce visita al palazzo Ishrak-Pascha e in altre 3 ore comode di pulmino, con annessa pausa pranzo, giungiamo a Van con un unico desiderio comune: farci una doccia dopo 5 giorni di astinenza, quindi ultima cena nel ricco buffet dell’albergo.


Sabato 16 Agosto 2014 

Rientro in Italia senza problemi.


                                                     Flavio Facchinetti

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Flavio Facchinetti