2012 - MONTE CAMERUN (4095 m) Camerun


MONTE CAMERUN (4095 m)


Martedì 25 Dicembre 2012 

Torniamo in Africa! La sensazione è forte. E non solo per le tredici ore di viaggio con sosta obbligata a Casablanca in Marocco o per la notevole differenza di temperatura tra l’Italia e il Paese, ma soprattutto perché ad accoglierci già all’aeroporto di Douala è quel magico mondo di Genti Africane! Muoversi in questa parte del Continente non è troppo semplice, i tempi, le regole e le abitudini discostano parecchio dal nostro mondo occidentale, così ovattato e protetto.

Oltre all’obbligatoria vaccinazione contro la febbre gialla, necessaria per ottenere il visto di ingresso, occorre avere almeno una prenotazione in qualche albergo del Paese. Noi abbiamo già riservato due notti, la prima qui a Douala appunto e la seconda a Buea per l’indomani, poi ci penseremo.


Mercoledì 26 Dicembre 2012 

Giungiamo in Camerun a notte fonda, i piedi sotto le lenzuola riusciremo a metterli verso le tre e mezza del 26 dicembre e solo alle 9.00 del mattino ci svegliamo. Subito ci rimettiamo in marcia, chiamiamo un taxi per farci portare nella stazione da cui partono i taxi-brousse  “7 place” diretti nella località di Buea, avamposto per l’inizio del trek, che speriamo condurci in vetta al Monte Camerun alto 4095 m, per noi principale motivazione di visita al Paese.

Contrattazione accanita! E solo l’aiuto del taxista ci consente di affittare un’auto intera per venti euro  che ci porterà a Buea. Senza troppe difficoltà e perdite di tempo, raggiungiamo poco dopo un’ora Buea. Sistemati in hotel ci adoperiamo per organizzare la salita. Chiediamo info all’addetta dell’hotel; lei, molto gentilmente, telefona al titolare di una agenzia, che poco dopo compare. Con lui stabiliamo il prezzo di 100 euro complessivi per due giorni, lungo la cosiddetta Guinness Route: 1° giorno salita Buea – Hut 2 (2800 metri), 2° giorno salita Hut 2 – cima e discesa fino a Buea, inclusa guida obbligatoria, un portatore (capace di sostenere sino a 15 chili), l’ingresso nel Parco e il trasferimento in taxi fino all’inizio del sentiero. Noi dormiremo nella nostra tenda portata dall’Italia mentre guida e portatore troveranno ricovero nella baracca – rifugio. La partenza è stabilita tra due giorni, non domani ma il dì seguente, per prendere tempo e abituarci meglio a questo clima, per noi ostile, che nella prima parte del percorso potrà crearci disagi e fatiche ulteriori, mentre in seguito troveremo il freddo tipico delle quote.


Giovedì 27 Dicembre 2012 

Giornata di preparativi: pasta, olio, formaggi, biscotti, caffè solubile li abbiamo portati da casa insieme al nostro fidato fornellino mentre qui acquistiamo bottiglie d’acqua, pane, pomodori e deliziose banane. Passeggiando tra le vie di questa cittadina, che non possiede un centro vero e proprio ma è variamente sparpagliata alla base delle pendici del vulcano, vediamo l’ufficio dell’agenzia, il cui proprietario lo abbiamo incontrato proprio ieri in hotel. Si tratta della Ecoturism, che la Lonely Planet definisce “agenzia di grande professionalità che propone un progetto di turismo sostenibile, lavorando a stretto contatto con le comunità dei villaggi circostanti, da cui provengono guide e portatori”, beh staremo a vedere! Scambiamo due parole con il titolare, che ci fissa per le 17.00 del pomeriggio l’incontro con la guida direttamente in hotel. A quell’ora eccolo arrivare, ci sorprende per la sua puntualità, caratteristica non proprio “africana”, stabiliamo le ultime cose, tra l’altro ci conferma che difficilmente pioverà (e questa è già una bella notizia) e ci salutiamo rinnovandogli l’orario della mattina successiva, le 6.00, fino allo sfinimento! Temiamo il caldo e non vogliamo partire tardi.

Domani ci attende una tappa assai faticosa di circa 1800 metri di dislivello e stasera è d’obbligo un abbondante piatto di pasta condita con olio e formaggio.

Siamo a letto nel mondo dei sogni quando giunge in camera una telefonata da parte della responsabile dell’hotel, lei ci chiede di scendere nella hall. Appena mettiamo i piedi a terra, capiamo il problema! L’intera stanza è inondata d’acqua per un altezza di almeno due centimetri, guardiamo subito il vano bagno - doccia, protetto da un piccolo gradino, che è completamente asciutto. Bene, non è colpa nostra! Qui a Buea, come in buona parte dell’Africa, l’acqua è un bene prezioso che purtroppo scarseggia, onde per cui diventa la regola l’interruzione dell’erogazione. Sicuramente qualcuno ha lasciato i rubinetti aperti in attesa dell’arrivo dell’acqua, ma poi si è allontanato dimenticando il tutto! Anche questo è Africa!


Venerdì 28 Dicembre 2012 

Ci siamo, nonostante le nostre suppliche, le 6.00 del mattino si sono presto trasformate nelle 7.00! La guida compare così con un’ora di ritardo, c’est l’Afrique ci dicono, e ci porta con un taxi non all’inizio del trek bensì ancora in agenzia. Del portatore neanche l’ombra e il titolare ci richiede subito l’intero ammontare del prezzo stabilito, contrariamente agli accordi precedenti, altrimenti niente Monte Camerun! Attimi di agitazione, riusciamo a convincerlo e gli anticipiamo mezzo guadagno ora, il resto domani a discesa conclusa. I problemi sembrano ora risolti, intanto giunge pure il portatore. Gli assegniamo il suo zaino, con tenda, sacchi a pelo e materassini poi saliamo finalmente su un nuovo taxi, noi e la guida obbligatoria. E il portatore? Ci risponde il titolare che verrà a piedi.

Il trek parte direttamente da Buea, da un punto quotato 1000 metri, e dopo avere attraversato orti coltivati a pomodori, banani, campo di canna da zucchero si inerpica all’interno della aggrovigliata foresta pluviale. Il sentiero è sempre molto visibile e ben tracciato, probabilmente anche perché utilizzato nel mese di febbraio di ogni anno, quando si disputa sulla montagna una nota competizione di corsa in montagna. Dopo un’ora e mezza giungiamo alla Hut 1, a 1800 metri di quota. Un rifugio o meglio una baracca nella foresta dove sostiamo qualche attimo per poi proseguire oltre. Giunti a quota 2000 metri, abbandoniamo la foresta per entrare in piena savana. Il terreno diventa vulcanico, costituito da rocce nere, abbandoniamo la vegetazione per scorgere solo bassi arbusti. Ora la salita si fa assai ripida e faticosa e giungiamo alla Hut 2, a 2800 metri di quota, dopo tre ore e mezza dal punto di partenza di Buea. Anche la Hut 2, come la Hut 1, è una baracca di lamiera simile più ad un pollaio che ad un rifugio, dove è verosimilmente possibile stendere il sacco a pelo su assi ricoperti da paglia anche se il livello igienico consiglia indubbiamente l’uso della tenda.

Siamo molto soddisfatti, il dislivello di 1800 metri è stato superato con un buon tempo, conseguenza della quasi verticalità del sentiero nell’ultimo tratto, che lascia margine ad un meritato riposo necessario per il compimento della salita dell’indomani. Ora il caldo afoso è decisamente calato, in ogni caso siamo madidi di sudore, schiena e volto un bagno unico!

Abbiamo fame e vorremmo mangiare qualcosa prima di cena, peccato che tutto il cibo sia contenuto nello zaino assegnato al portatore, e di lui neanche l’ombra! Aspettiamo quasi due ore e oramai rassegnati a saltare il pranzo, lo vediamo arrivare aiutato dalla guida, scesa per un tratto a dargli una mano …

Finalmente possiamo prepararci la cena e soprattutto bere acqua; poi scegliamo una comoda piazzola e montiamo la tenda. Poco prima di mangiare conosciamo una coppia, lui ingegnere svizzero lei austriaca che conosce l’italiano, imparato a Bologna grazie ad un anno di studi universitari, e con loro ci intratteniamo un poco. Ma la stanchezza prende il sopravvento: cena e nanna visto che domani ci attendono altri 1300 metri di salita, che dopo la sudata di oggi non sono pochi, senza non prima avere dato appuntamento alla guida per le 5.00 del mattino. Il portatore rimarrà qui ad attenderci, e soprattutto a riposare, pensiamo noi!


Sabato 29 Dicembre 2012 

Alle 4,30 suona la sveglia, termina così una nottata passata perlopiù in dormiveglia, con tanta “veglia” e poco o nulla “dormi”, con parecchi pensieri e sortite dalla tenda per bisognini vari, capaci di farci ammirare una luna piena fantastica che solo un cielo africano sa regalare, e in grado di illuminare completamente la montagna nonché le nostre ambizioni di vetta!

Muoviamo i primi passi per le 5,15 con un ritardo accettabile di solo un quarto d’ora da parte della guida. Per le prima ora di cammino il frontale ci aiuta a trovare il sentiero, malgrado la luminosa luna lasci il posto ad una nuova alba. Il percorso sale senza sosta sino alla Hut 3 a 3700 metri di quota. Qui sostiamo giusto il tempo per bere un sorso d’acqua per poi riprendere il cammino. Ora il tracciato smette di salire in verticale e piega a sinistra, dove comincia a fare capolino la cima, poco appariscente come sagoma ma veramente interessante come natura e paesaggio. Ora la vetta non è poi così lontana! Ci giungiamo dopo due ore e mezza dalla nostra tenda con enorme gioia e soddisfazione per il successo di questa mini spedizione caratterizzata da componenti veramente affiatati! Siamo soli qui a quota 4095 metri, regna un silenzio quasi fatato e il sole comincia a scaldare questo nuovo giorno.

Foto di rito insieme alla targa di metallo e poi giù a raggiungere la guida, che ci attende in un pianoro poco sotto. Cominciamo così la lunga discesa sino a Buea accompagnati da un paesaggio mozzafiato che solo ora possiamo ammirare con il nuovo giorno e che fa di questa gita un bellissimo e indelebile ricordo che metteremo nel grande cassetto che li contiene!


Flavio e Stefania Facchinetti



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Flavio Facchinetti

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