2011 - PICO PEQUENO (2351 m) AZZORRE

PICO PEQUENO (2351 metri)


Il volo aereo Ponta Delgada-Horta è assai breve ma ci consente di vedere dall’alto la nostra vetta, il Pico Pequeno, in un cielo quasi sgombro dalle nubi che appena giunti all’aeroporto già incappucciano l’ambiziosa meta.

Le Azzorre sono isole in cui la meteorologia è più incerta che altrove, nella medesima giornata può starci normalmente il sole, la pioggia, la nebbia anche nel periodo migliore cioè da fine maggio ad ottobre. Nel restante periodo le precipitazioni sono nella norma e a testimonianza di ciò non possiamo non ammirare la rigogliosa vegetazione.

In attesa del traghetto che ci condurrà sull’isola di Pico sostiamo al caffè Sport. Questo locale, che possiede all’interno un museo di sculture composte da ossa di balena, è probabilmente la cosa più interessante da vedere sull’isola di Faial.

Con un tragitto di mezz’ora in battello ci portiamo sull’isola di Pico e precisamente nella località di Madalena, dove pernottiamo.

Contattiamo un taxista che l’indomani ci condurrà a Cabeco das Cabras, punto situato a circa 1200 metri dove parte il sentiero per salire al Pico Pequeno.

Stefania è un po’ preoccupata per la scarsa preparazione specifica in montagna, effettivamente la corsa a piedi ha sostituito le sue gite invernali. La rassicuro pensando che comunque anche la corsa è una forte attività fisica e che saprà dare i suoi frutti!

Succulenta cena in un tipico locale, sotto un tendone che fa tanto sagra popolare degustiamo pizza, salmone e assaggini vari innaffiati da ottima birra locale e caffè e poi a nanna speranzosi!

Suona la sveglia, giornata decisiva di questo viaggio escursionistico – culturale alle Azzorre!

Il cielo è coperto da nubi ma in lontananza si vedono sprazzi di cielo sereno. Abbondante colazione e alle 7.00 puntuale arriva il taxista.

Il viaggio in auto termina dopo soli 18 chilometri per giungere a Cabeco das Cabras dove si trova l’ufficio turistico che rappresenta la Riserva Naturale del Pico. Qui occorre registrarsi, il gestore, oltre a farci vedere un filmato circa le norme di sicurezza da osservare durante l’ascensione alla vetta, ci consegna in prestito d’uso un GPS da utilizzare in caso di emergenza.

Si parte. Quasi subito il sentiero, contrassegnato sino al cratere da una serie di paletti numerati, si inerpica sulle pendici del vulcano senza troppe deviazioni. Il fondo costituito da piccoli ciottoli di resti vulcanici è assai scivoloso ed in caso di pioggia potrebbe diventare un problema. Cerchiamo di salire a passo non troppo rapido ma costante, senza inutili soste. Il cielo a poco a poco si fa sereno e tutto appare più interessante.

In lontananza si scorgono chiaramente le isole più vicine, lo spettacolo più forte è giungere sul cratere e vedere al centro di esso il cono roccioso alto quasi un centinaio di metri della vetta! Gli ultimi sforzi e le prime vere difficoltà che fanno diventare questa salita non banale ci rendono questo ultimo tratto davvero impegnativo; solo per questo percorso finale senza la giusta esperienza è meglio chiedere l’aiuto di una guida locale.

In vetta la gioia è grande! E’ vero il Teide, vulcano dell’isola di Tenerife, è nettamente più alto, ma il Pico Pequeno presenta un percorso di salita molto più impegnativo.

Foto di rito e in discesa incontriamo un gruppo di californiani con guida che probabilmente non avranno la nostra stessa fortuna di godere dalla cima di un cielo così limpido poiché nebbia umida sta già salendo. E’ comunque questione di fortuna, a noi è andata alla grande!


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Flavio Facchinetti